Musicista e compositore (Bari 1728 - Passy, Parigi, 1800). È considerato uno dei maestri dell'opera buffa napoletana. Esordì con alcune musiche sacre e un'opera buffa, Le donne dispettose (1754). Nel 1760 fu rappresentato con enorme successo il suo capolavoro, La Cecchina ossia La buona figliuola, assai apprezzato per la freschezza e la delicatezza melodica; seguirono numerose altre opere fino a che nel 1776 P. fu chiamato a Parigi dai sostenitori dell'opera metastasiana per prender parte alla querelle che opponeva gli operisti italiani a C.W. Gluck. Per le scene francesi musicò, tra altre, Roland (1778) e Iphygénie en Tauride (1781): questo stesso dramma era stato affidato anche a Gluck (1779), perché entrambi i compositori lo mettessero in musica; l'opera di Gluck ebbe successo mentre P. fu accolto freddamente.
Studiò probabilmente nel conservatorio di S. Onofrio con L. Leo e F. Durante. Esordì giovanissimo con una messa, altre musiche sacre e un'opera comica, Le donne dispettose, rappresentata a Napoli nel 1754, cui seguirono in due anni altre 4 opere (due serie e due buffe) che gli procurarono rinomanza anche fuori di Napoli: nel 1758 fu rappresentato a Roma l'Alessandro nelle Indie e nel 1760 uno dei capolavori di P., La Cecchina ossia La buona figliuola (libretto di C. Goldoni), il più tipico saggio della commedia musicale del tempo. Seguirono numerosissime altre opere per Roma, fino a che nel 1776 P. fu chiamato a Parigi per contrapporre la poetica dell'opera metastasiana a quella del dramma gluckiano. Scrisse per quelle scene un Roland (1777) e nel 1780 fu nominato direttore della Compagnia italiana dell'opera. Seguirono allora vari lavori in francese: Atys (1780), Iphygénie en Tauride (1781), Didon (1783), ecc. P. lasciò Parigi nel 1789 ritirandosi per varî anni a Napoli, dedito alla composizione di musiche sacre; ma poi tornò festeggiato a Parigi, dove nel 1798 gli fu assegnata anche una pensione. La vasta produzione di P. (i titoli delle sue opere teatrali ammontano a 139) raggiunge la sua espressione più alta nell'opera comico-sentimentale e specialmente nella Cecchina. Nell'opera seria, nonostante ottimi momenti, non si trovano un vigore e una novità paragonabili a quelli che distinguono il teatro contemporaneo di Gluck o anche di N. Jommelli e di T. Traetta.