Scrittore greco (Hiràklion 1883 - Friburgo in Brisgovia 1957). Ha affidato la sua fama soprattutto ad Ὀδύσσεια in versi ("Odissea", 1938; 1957), dove Ulisse, rimessosi in viaggio dopo il ritorno ad Itaca, impersona l'irrequieto e angoscioso anelito dell'uomo moderno verso la libertà. Un uguale tentativo di rivivere in personaggi mitici o storici aspetti della sensibilità moderna è nelle opere di teatro, ora raccolte in tre volumi (Θεάϑρο, "Teatro", 3 voll., 1955-57), così come nella pregevole traduzione della Divina Commedia realizzata nel giro dell'estate 1932 in endecasillabi sciolti.
Studiò legge ad Atene (1902-06), poi a Parigi, dove seguì i corsi di H. Bergson e si appassionò allo studio del buddismo e della filosofia di Nietzsche. Volontario nelle guerre balcaniche (1912-13), si legò di amicizia con A. Sikelianòs, dividendo con lui esperienze mistiche e impeti patriottici. L'incontro con socialisti tedeschi e polacchi, a Berlino nel 1922, segnò una svolta decisiva nel suo pensiero e nella sua vita; nel 1925 viaggiò in Russia, vi tornò nel 1927 (strinse allora amicizia con Panaït Istrati) e di nuovo nel 1928-29. Periodi di febbrile attività letteraria, in Egina e più tardi (dal 1948) ad Antibes sulla Costa Azzurra, si alternano con lunghi viaggi: in Italia più volte, in Spagna (1922-23, poi di nuovo 1936, durante la guerra civile), in Giappone e in Cina (1935), in Inghilterra (1939 e 1946), di nuovo in Cina (1957); è del 1945 un tentativo di attività politica in Grecia, con la fondazione di un partito (Unione Socialista del Lavoro); del 1946 la decisione di non più tornare in patria. Scrittrici anche la prima moglie Galatea Alexìu K. (da cui divorziò nel 1926) e la seconda, Elena Samìu.
Dopo lunghi soggiorni all'estero, esordì nel 1927 con Salvatores Dei (ripubbl. con il titolo ᾿Ασκητική, 1945; trad. it. Ascetica, 1982), ricostruzione di un complesso itinerario estetico-filosofico che in seguito avrebbe toccato poli disparati (da Cristo a Buddha, da Lenin a O. Spengler, da W. James a H.-L. Bergson, da Nietzsche a D'Annunzio). Con il già citato poema ᾿Οδύσσεια, 33.333 versi scritti in una lingua intrisa d'idiomatismi cretesi e di neologismi, compose un epos dell'uomo moderno che cerca, non senza contraddizioni, la propria libertà. Autore di numerose tragedie (Θεάϑρο, "Teatro", 3 voll., 1955-57), K. ottenne fama internazionale con i romanzi, molti dei quali sono stati ridotti per il cinema: Βίος καὶ πολιτεία τοῦ ᾿Αλέξη Ζορμπᾶ ("Vita e carriera di A. Zorbas", 1946; trad. it. Zorba il Greco, 1955); ῾Ο Καπετὰν Μιχάλης (1953; trad. it. Capitan Michele, 1960); ῾Ο Χριστὸς ξανασταυρώνεται (1954; trad. it. Cristo di nuovo in croce, 1955); ῾Ο τελευταῖος πειρασμός (1955; trad. it. L'ultima tentazione, 1987); ῾Ο ϕτωχούλης τοῦ Θεοῦ (1956; trad. it. Il poverello di Dio, 1987). Da ricordare i due romanzi postumi, l'autobiografico ᾿Αναϕορὰ στὸν Γρέκο ("Rapporto al Greco", 1961), e Οἱ ἀδελϕοϕάδες ("I fratricidi", 1963), sulla guerra di resistenza partigiana; gli scritti diaristici (Ταξιδεύοντας "Viaggiando", pubbl. dal 1956); le pregevoli traduzioni (Divina Commedia; poemi omerici, in collab. con il filologo I. Kakridìs; Faust di Goethe).