Nella mitologia classica, divinità della natura. Le N. erano venerate dai Greci antichi come geni femminili delle fonti, dei fiumi e dei laghi (Naiadi), delle foreste (Driadi o Amadriadi), dei monti (Oreadi); erano benigne verso i mortali, di cui non disdegnavano l’amore. Dai Romani le N. furono identificate con divinità indigene dell’acqua e delle sorgenti (Camene, Carmenta, Giuturna). Il culto si svolgeva all’aperto o in piccoli santuari (ninfei).
Nella tradizione greca le N. sono annoverate tra le divinità che possono provocare turbe mentali di genere vario; l’alterazione del tenore psichico favoriva lo sviluppo e l’esercizio di facoltà mantiche e oracolari: il leggendario Bakis (che è poi il nome di una pluralità di indovini) deve alle N. il dono della profezia e ne è posseduto. N. è nome usato anche per indicare analoghe collettività femminili testimoniate dalla tradizione letteraria o epigrafica al di fuori del mondo greco-latino in senso stretto.
Nello sviluppo degli Insetti a metamorfosi completa (olometaboli), lo stadio (detto anche pupa) caratterizzato dalla immobilità e da profonde trasformazioni interne, con riorganizzazione di tessuti e organi larvali, a spese dei quali si formano quelli dell’insetto o immagine, che sfarfallerà a suo tempo. L’insieme di questi processi prende il nome di ninfosi. Le pupe possono essere libere (exaratae) o coperte (obtectae) da involucri, astucci, bozzoli di seta (come quella di Bombyx mori, che fornisce appunto la seta). La pupa coarctata è caratteristica dei Ditteri Ciclorrafi.
Alcuni entomologi riservano il nome di n. alla larva degli Insetti a metamorfosi incompleta, che è più o meno somigliante all’adulto e acquisterà gradatamente le caratteristiche dell’insetto perfetto senza subire una vera ninfosi.