Arbusto (Corylus avellana) delle Betulacee, comune in tutta l’Europa e nel Caucaso, diffuso in Italia allo stato selvatico e coltivato (soprattutto nel Viterbese, nell’Avellinese e sull’Etna). Ha chioma irregolare, foglie ovato-rotonde, ruvide, doppiamente seghettate, fiori staminiferi in lunghi amenti, i pistilliferi riuniti a 2-4. Il frutto è una noce subrotonda, ravvolta in parte da una cupola fogliacea, campanulata. Si coltiva nelle zone collinari, in terreni profondi, freschi; si moltiplica per polloni e talora per seme. Il seme (nocciola) si consuma fresco o secco e si usa largamente nell’industria dolciaria (nella preparazione della gianduia e nella fabbricazione del nocciolato). Si distinguono diverse varietà di nocciole in rapporto alla forma (lunghe, rotonde, appuntite), alla grossezza (grosse, medie, piccole), alla provenienza (italiane, spagnole, levantine o turche).
Olio di n. (o di nocciole) Olio grasso contenuto in ragione del 50% circa del peso dei semi secchi. Contiene prevalentemente acido oleico (ca. 85%), insieme ad acido linolenico e ad alcuni acidi saturi (palmitico e stearico). Ha tendenza a irrancidire. È usato, specie in Russia, come commestibile o per saponi.