Divinazione in base ai sogni.
La religione vedica conosce riti contro i cattivi sogni considerati alla stregua di ogni altro male; ma questa concezione cede presto, nella letteratura brahmanica, all’idea che i sogni costituiscano solo segni premonitori della realtà. Nelle religioni arcaiche il sogno acquista così un valore divinatorio, con o senza un esplicito riferimento alla sua origine divina (per Omero «il sogno viene da Zeus» e i Babilonesi avevano una dea dei sogni). La credenza in sogni indicatori di eventi futuri è documentata sin dal 2° millennio a.C. (Babilonia, epopea di Gilgamesh; Egitto, sogno di Tutmosi sotto la Sfinge). La vera e propria o. presuppone inoltre che i sogni abbiano un linguaggio non per tutti comprensibile e richiedano l’interpretazione di competenti (oniromanti), quali, per es., i bārū babilonesi, i magi persiani. Da questa o. occasionale si sviluppa poi in certe civiltà (per es., babilonese e, più tardi, ellenistica), un’o. sistematica (libri dei sogni) che sopravvive tuttora a vari livelli di cultura. Un caso specifico dell’o. è l’interpretazione dei sogni non casuali, ma espressamente richiesti alle divinità oracolari nel loro santuario (➔ incubazione).