Corrente d’arte astratta (comunemente detta op-art, e in Italia anche arte op) sviluppatasi negli USA intorno al 1960, che ha come principale campo di ricerca formale l’illusione ottica e l’impressione plastica del movimento, attraverso il quale stimola il coinvolgimento dell’osservatore nell’opera d’arte. Nata come reazione all’espressionismo astratto, l’o. prende l’avvio dall’astrattismo geometrico e affonda le sue radici nei movimenti europei tra le due guerre, come De Stijl, Cercle et carré, Abstraction-création, e soprattutto si ispira alle esperienze condotte all’interno del Bauhaus, uno dei cui maestri, J. Albers, emigrato negli Stati Uniti, esercitò notevole influenza sui giovani pittori americani con la sua opera, il suo insegnamento, il suo saggio sull’interazione dei colori. Ma chi nella sua ricerca formale ha valorizzato il movimento virtuale di ogni elemento (colore, linea, valore, volume) è stato V. Vasarely, suggerendo con le sue indagini pratiche e teoriche ricerche puramente ottiche sul movimento. A prescindere dal movimento americano che comprende l’Anonima Group (organizzato nel 1960 da E. Benkert, F.R. Hewitt, E. Mieczkowski), M. Levinson, J. Stanczak, si possono riallacciare all’o. in Europa il Gruppo Zero (Germania), il Groupe de recherche d’art visuel (Francia), i gruppi N e T (Italia) e personalità come J.R. Soto e B. Riley.