Il volgersi, nella preghiera o in altri riti, in una direzione prescritta o il disporre le costruzioni sacre (templi) o comunque religiosamente importanti (tombe, ma anche abitazioni, città) lungo un asse prestabilito. È un fenomeno religioso largamente diffuso, che si riscontra nei più diversi livelli culturali; si osserva presso diversi popoli primitivi, nelle grandi civiltà arcaiche e nelle religioni attuali. L’o. ebbe somma importanza nella scienza augurale romana: ogni inaugurazione, di cose o di persone, presupponeva la delimitazione di uno spazio orientato (templum). Mentre gli Ebrei più antichi conoscevano l’o. a E, più tardi prevalse ciò che si può chiamare o. locale, vale a dire la direzione seguita non era quella di un punto cardinale, bensì quella del tempio di Gerusalemme. Questo tipo di o., che si ritrova anche nel primo cristianesimo, è tuttora in vigore nell’islam: in ogni moschea c’è una nicchia (miḥrāb) che mostra la direzione della Mecca. Nel cristianesimo prevale l’o. a E, fondata però sul concetto escatologico secondo cui al giudizio univer;sale Cristo apparirà in Oriente.
Con l’espressione orientazioni-bisogno si indicano le tendenze, insite nell’individuo, a orientarsi o ad agire in certe maniere rispetto agli oggetti e ad aspettare certe conseguenze da queste azioni. L’espressione traduce la locuzione inglese need-dispositions, usata da T. Parsons, nella quale need si riferisce a una tendenza a soddisfare certi bisogni dell’organismo e raggiungere certi ‘stati’; disposition si riferisce a una tendenza ad agire con uno o più oggetti per l’attuazione di tali stati (L. Cavalli). L’espressione non si riferisce a tendenze innate della personalità, bensì a componenti personali formatesi durante l’azione, e implica insieme attenzione al futuro e attesa di immediata giustificazione.