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Parsons, Talcott

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Sociologo statunitense (Colorado Springs 1902 - Monaco di Baviera 1979). Fondatore dello struttural-funzionalismo, elaborò un'ambiziosa teoria della società concepita come un sistema che per conservarsi deve soddisfare quattro requisiti funzionali: conservare la propria identità nel tempo definendo i confini con l'ambiente esterno, assicurare l'integrazione tra le sue parti, fissare i propri scopi e organizzare i mezzi per raggiungerli. A ciascuna funzione è preposto un particolare sottosistema (famiglia, religione ed educazione, diritto, politica, economia).

Vita

Dopo aver seguito i corsi di biologia e di economia all'Amherst College, si volse quindi allo studio delle scienze sociali dopo alcuni anni trascorsi in Europa; proseguì gli studi di economia alla London school of economics (con L. T. Hobhouse, M. Ginsberg, B. Malinowski) e poi a Heidelberg, dove si addottorò. Iniziò la carriera accademica come economista, ma dal 1931 si dedicò esclusivamente alla sociologia, e divenne professore di questa disciplina alla Harvard University, dove rimase sempre. Dal 1949 presidente dell'American sociological society.

Opere e pensiero

Nell'opera che gli dette la notorietà, The structure of social action (1937; trad. it. 1962), P. si ricollega esplicitamente all'impostazione e ai risultati della sociologia europea, concentrando in particolare la sua attenzione, oltre che sulle teorie economiche di Marshall, sulle ricerche di Pareto, Durkheim e Weber. Sembra a P. che le teorizzazioni positivistiche e utilitaristiche siano insufficienti a tener conto dei fatti sociali e che l'empirismo da esse implicato si riduca a falsa concretezza. Il postulato della razionalità dell'azione è chiaramente inadeguato, né appare soddisfacente un riduzionismo economicistico. P. si avvia così a delineare una teoria dell'azione sociale di tipo volontaristico, in cui l'orientamento dell'attore rispetto alla situazione va necessariamente ricondotto, almeno in parte, a determinazioni normative. Questa teoria dovrebbe, secondo P., costituire uno schema di riferimento generale per sistemi sociali macroscopici e microscopici. In successivi scritti, di rilevante importanza teorica (Values, motives and systems of actions, in Toward a general theory of action, in collab. con E. Shils, 1951; The social system, 1951, trad. it. 1965), P. ampliò ulteriormente la sua teoria dell'azione intendendola ormai come teoria generale dell'azione, capace di fondare rigorosamente la tripartizione di antropologia (problemi della cultura), psicologia (problemi della personalità) e sociologia in senso stretto. Di questa ambizione teorica e metodologica fanno fede i vari studi compiuti in collaborazione con antropologi come C. Kluckhohn, con psicologi di diverse tendenze come E. R. Tolman e H. Murray, con sociologi come R. Bales. P. attinge largamente allo schema evolutivo proposto da Freud, al fine di spiegare il processo di socializzazione e di provvedere a un collegamento tra i bisogni-disposizioni degli individui (e i correlativi meccanismi della motivazione) e i valori socio-culturali. L'azione è vista in termini di attore (individuo), situazione (altri attori, interazione con altri soggetti) e orientamento. Questo schema viene articolato facendo leva sul concetto di variabile strutturale (pattern variable), intesa come configurazione o struttura di interazioni in grado di rappresentare i modelli normativi del sistema culturale e gli orientamenti dominanti nel sistema delle personalità. Coppie di variabili strutturali corrispondono a dilemmi di scelta (per es., affettività-neutralità, particolarismo-universalismo, ecc.), ad alternative di comportamento, a orientamenti diversi. Si ha in questi scritti l'abbandono esplicito della distinzione tra punto di vista dell'attore e punto di vista dell'osservatore, e l'unità d'analisi non è più l'azione, quanto il ruolo (status-role), cioè il complesso di aspettative, regolate culturalmente, di cui è investito l'attore in un determinato rapporto d'interazione (ed è qui il punto di contatto tra individuale e sociale). Le istituzioni rappresentano aggregati di ruoli. Su queste basi P. ha dedicato particolari ricerche ai gruppi e ai problemi dell'istituzionalizzazione e dell'interiorizzazione dei patterns. Nei Working papers in the theory of action (con R. Bales ed E. Shils, 1953) P. procede all'individuazione degli imperativi funzionali caratteristici di ogni sistema sociale (conseguimento dello scopo, adattamento, integrazione, latenza). Le sue analisi, condotte in modo estremamente minuzioso, lo hanno conseguentemente portato a distinguere una rete di sistemi e sottosistemi funzionali e i relativi interscambi. Successivamente P. tentò un ulteriore approfondimento della dimensione sociologica della teoria, sottolineando, per es., il ruolo delle istituzioni politiche come portatrici dell'istanza di coordinamento del sistema sociale. Le sistemazioni teoriche di P. hanno esercitato grande influenza su tutta la sociologia americana, anche se estremamente violente sono state le critiche rivolte alla sua impostazione; gli si è imputata principalmente l'incapacità di fornire una spiegazione soddisfacente del mutamento e del conflitto, preoccupato esclusivamente, secondo le linee di un apriorismo sociologico, di giustificare la possibilità e la persistenza del sistema sociale (problema «hobbesiano» dell'azione), e di fare uso di concetti il cui potere esplicativo è estremamente scarso e la genericità palese. Resta comunque indubbia l'enorme importanza della sua concettualizzazione del livello del «sociale». Tra le altre sue opere di carattere generale si ricordano: Essays in sociological theory, pure and applied (1949); Structure and process in modern societies (1960); Sociological theory and modern society (1967; trad. it. 1971); Political and social structure (1968; trad. it. 1976); The system of modern society (1971; trad. it. 1975). P. è inoltre autore di studi sociologici specifici sulla stratificazione sociale, l'antisemitismo, le professioni e la struttura sociale, la democrazia nella Germania prenazista, gli aspetti sociologici del fascismo e la teoria marxista delle classi.

Vedi anche
sociologia Scienza che ha per oggetto i fenomeni sociali indagati nelle loro cause, manifestazioni ed effetti, nei loro rapporti reciproci e in riferimento ad altri avvenimenti. 1. Nascita e primi sviluppi La nascita della sociologia come scienza autonoma è una vicenda concettuale che corrisponde ad alcune componenti ... società società Insieme di individui o parti uniti da rapporti di varia natura, tra cui si instaurano forme di cooperazione, collaborazione e divisione dei compiti, che assicurano la sopravvivenza e la riproduzione dell’insieme stesso e dei suoi membri. antropologia Anche nelle sue forme più semplici, l’ordinamento ... Niklas Luhmann Luhmann ‹lùuman›, Niklas. - Sociologo tedesco (Lüneburg 1927 - Örlinghausen, Renania Settentrionale-Vestfalia, 1998). Riprendendo l'orientamento struttural-funzionalista di T. Parsons, elaborò una teoria della società concepita come un insieme di sistemi logici e sociali integrati, autoreferenziale in ... stratificazióne sociale stratificazióne sociale Distribuzione di una popolazione di individui o di collettività, oppure di posizioni sociali o di ruoli, in fasce contigue e sovrapposte dette strati sociali, i quali si distinguono per il differente ammontare di ricchezza, potere, prestigio e altre risorse socialmente rilevanti. ...
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  • BIOGRAFIE in Scienze demo-etno-antropologiche
Tag
  • LONDON SCHOOL OF ECONOMICS
  • STRATIFICAZIONE SOCIALE
  • HARVARD UNIVERSITY
  • MONACO DI BAVIERA
  • SCIENZE SOCIALI
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