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paradiso

di Maria Pia Ciccarese - Enciclopedia dei ragazzi (2006)
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paradiso

Maria Pia Ciccarese

Il luogo della beatitudine eterna

Con il termine paradiso (dal greco paràdeisos, «giardino», che a sua volta deriva dal persiano pairidaeiza, cioè «luogo recintato») si indica comunemente la sede celeste di Dio e dei beati, il luogo del premio eterno concesso ai giusti dopo la morte, contrapposto all’inferno destinato ai malvagi. Nel paradiso cristiano, che ha ricevuto la sua più celebre rappresentazione nella Divina Commedia di Dante, i giusti godono di una perfetta letizia derivante dalla contemplazione di Dio. Nella tradizione islamica i beati trascorrono una vita felice in un giardino di delizie anche materiali

La ricompensa dei buoni

La speranza di un premio ultraterreno riservato a quanti in vita si siano comportati rettamente è antica quanto l’uomo, così come la credenza in un castigo per i malvagi (inferno). Nelle società primitive, dove si pensava alla vita dopo la morte come a un semplice prolungamento dell’esistenza terrena, la ricompensa sperata era di tipo materiale, consistente in una sopravvivenza senza fine trascorsa nel lusso e nel piacere dei sensi; i defunti, perciò, erano sepolti con i loro beni più preziosi, per continuare a goderne anche nell’altra vita.

Non c’erano idee precise sul luogo in cui sarebbe stato possibile vivere questa esistenza felice: in genere immaginato lontano e inaccessibile, spesso riservato agli eroi (come il Walhalla germanico), il paradiso – o comunque venisse chiamato – era collocato ai confini del mondo o al di là dei mari (le Isole dei beati), sottoterra (i Campi Elisi) oppure nelle regioni celesti dove dimorano gli dei (antica letteratura vedica). Secondo l’originaria accezione del termine (cioè «giardino»), la sede dei beati è spesso rappresentata come un luogo d’incantevole bellezza (locus amoenus), dove regna un’eterna primavera e la natura prodiga i suoi doni agli abitanti, che vi trascorrono il tempo suonando, cantando e banchettando serenamente: così per esempio descrive Virgilio il paradiso pagano, nel libro 6° dell’Eneide.

Anche la tradizione islamica, nel Corano, parla del paradiso come «i giardini dell’Eden», in cui i beati godono di frutti abbondanti e bevande non inebrianti in compagnia delle urì, le vergini «dagli occhi neri».

Bellezza, armonia e gioia, insieme a luce e profumi sovrumani, sono elementi costitutivi del paradiso anche nelle concezioni antiche più spirituali, come quelle presenti nella religiosità cinese e in alcune forme di buddismo (Buddha) e di induismo.

Perfino al di fuori dell’ambito religioso, il termine paradiso e l’aggettivo paradisiaco, da esso derivato, evocano immagini di bellezza e felicità straordinarie, quasi inconcepibili su questa Terra.

Il ‘regno dei cieli’ dei cristiani

Nei Vangeli, Gesù promette ai suoi fedeli la vita eterna e l’eredità del regno dei cieli dove dimora Dio, come insegna la preghiera «Padre nostro, che sei nei cieli»; e al ladrone pentito che gli chiedeva: «Ricordati di me, quando sarai nel tuo regno», Gesù dalla croce assicura: «Oggi sarai con me nel paradiso». Perciò per il cristiano non v’è dubbio che il paradiso sia in cielo: lo credeva Paolo di Tarso, il quale rivela nella Seconda lettera ai Corinzi di essere stato trasportato «fino al terzo cielo» nel corso di un rapimento estatico e di aver ricevuto «nel paradiso» una speciale rivelazione. Mancano però elementi descrittivi a caratterizzare il paradiso promesso: nulla di preciso si dice nella parabola raccontata da Gesù (quella cosiddetta del ricco epulone), dove il malvagio condannato all’inferno è tormentato dalle fiamme e dalla sete, mentre il mendicante Lazzaro è trasportato in cielo dagli angeli e «consolato» (senza altre specificazioni) nel «seno di Abramo» (cioè nel luogo dove risiedono i giusti, secondo la tradizione giudaica).

Per colmare il silenzio delle Sacre Scritture, sono intervenute da una parte la riflessione teologica e dall’altra la fantasia popolare, con le visioni e i viaggi nell’aldilà (fra i quali il più famoso è quello cantato da Dante nella Divina Commedia).

I teologi, pur non rifiutando l’ubicazione celeste del paradiso, insistono piuttosto sul concetto di paradiso come stato, cioè come condizione di piena ed eterna beatitudine riservata in premio ai giusti dopo la morte e consistente nella visione di Dio «faccia a faccia». Dopo il giudizio finale e la resurrezione dei morti ogni anima si riunirà al proprio corpo glorificato; tutte insieme godranno per l’eternità la beatitudine del paradiso, in grado diverso a seconda dei meriti acquisiti nella vita terrena.

Il paradiso terrestre

In molte antiche culture ha avuto grande fortuna il mito della cosiddetta età dell’oro – così la chiamavano i Greci –, un’epoca all’inizio della storia dell’umanità in cui la vita trascorreva felice, nell’abbondanza dei doni della natura, senza dolore e senza fatica. Anche la Bibbia afferma che Dio creò l’uomo perché vivesse alla sua presenza, in piena felicità e armonia con il resto della creazione, senza conoscere né morte né sofferenze di alcun genere; fu solo dopo il peccato originale che l’uomo fu privato di questi doni – detti appunto preternaturali, cioè superiori alla natura umana – e scacciato dal luogo meraviglioso in cui si trovava, che nella Genesi è chiamato semplicemente «giardino» (gan in ebraico).

Questo paradiso primordiale era collocato in Eden, una misteriosa regione a oriente della Palestina; perciò fu poi denominato paradiso terrestre per distinguerlo dal paradiso vero e proprio, che è quello escatologico e celeste. Dopo la cacciata di Adamo ed Eva, sempre nella Genesi si legge che il paradiso terrestre con l’albero della vita fu chiuso agli uomini e a sua custodia furono posti i cherubini armati di «spada fiammeggiante».

Secondo un’antica concezione il paradiso non è che il paradiso terrestre, riaperto dopo la resurrezione di Cristo e trasportato in cielo; nell’Apocalisse si parla dell’albero della vita «che sta nel paradiso di Dio» e nella «Gerusalemme celeste».

Rappresentazioni del paradiso

Il giardino celeste. Nella letteratura e nell’arte cristiane dei primi secoli si trovano due modi diversi, a volte fusi insieme, di rappresentare il paradiso: come giardino e come abitazione.

Nel primo caso la sede dei beati è collocata in un ambiente bucolico ricco di alberi, fiori e uccelli, in cui spesso si trova Cristo in figura di Buon Pastore: ne sono esempio le pitture catacombali – dove i beati sono raffigurati in atteggiamento orante, cioè mentre pregano con le mani levate al cielo – e le più antiche visioni dell’aldilà in lingua latina, come quelle contenute nella Passione di Perpetua e Felicita, dove i martiri vestiti di bianco sono accompagnati dagli angeli fino al trono di Dio. Inoltre, nell’iconografia sacra il giardino alberato serve da sfondo per ambientare le scene del paradiso terrestre: Adamo che dà il nome agli animali, il peccato originale con l’albero e il serpente, la cacciata di Adamo ed Eva.

La dimora celeste. Accanto alla rappresentazione del paradiso-giardino c’è quella del paradiso concepito come dimora celeste, la ‘casa’ di Dio in cui andranno ad abitare gli eletti; essa si ispira alla descrizione della Gerusalemme celeste, la città santa di cui parla il capitolo 21° dell’Apocalisse. Nell’immaginario popolare il paradiso è spesso raffigurato come un palazzo meraviglioso, costruito con materiali preziosi, risplendente di luce divina; qui risiedono i beati cantando nella gioia, allietati da suoni e profumi ineffabili.

La scena del Giudizio. Nelle rappresentazioni del Giudizio universale, come quella dipinta da Michelangelo nella Cappella Sistina, al paradiso è riservata la parte superiore, dove Cristo è raffigurato in veste di giudice circondato dagli eletti nella gloria celeste sopra le nuvole; al di sotto si trova l’inferno, con i diavoli e i dannati tra fiamme e tormenti.

Secondo Dante. Nella letteratura italiana, il vertice artistico della rappresentazione del paradiso è costituito dalla terza cantica della Divina Commedia, dove si fondono mirabilmente la fantasia del poeta e la dottrina del teologo. Sulla vetta della montagna dove ha sede il purgatorio Dante colloca «la divina foresta» del paradiso terrestre; sopra ci sono i nove cieli del paradiso, rappresentati come una serie di sfere concentriche che ruotano intorno alla Terra, in cui i beati si manifestano disposti secondo l’intensità della loro beatitudine; l’ultimo cielo, immobile e metafisico, è l’empireo, dimora della «candida rosa» formata da tutti gli angeli e i santi al cospetto della Trinità.

Vedi anche
Divina Commedia Poema di Dante Alighieri in terzine di endecasillabi a rime incatenate (ABA, BCB, CDC ecc.). È diviso in 3 cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, e ogni cantica in 33 canti; pertanto l'opera, con il canto del proemio, consta di 100 canti (3 e 10 erano per Dante numeri di speciale significato, come ... Mario Casèlla Casèlla, Mario. - Filologo (Fiorenzuola d'Arda 1886 - Firenze 1956); prof. di filologia romanza dapprima all'univ. di Catania (1922), poi (dal 1925) a Firenze come successore di P. Rajna; socio corrispondente dei Lincei (1929). Notevoli i suoi contributi di critica testuale (tra i quali: ediz. critica ... Leonardo Bruni Umanista e uomo politico (Arezzo 1370 - Firenze 1444). Segretario apostolico a Roma, con qualche breve interruzione, dal 1405 al 1415; autorevolissimo cancelliere della Repubblica fiorentina dal 1427 alla morte. Lasciò eleganti e precise traduzioni latine di Demostene, Eschine, Senofonte, Plutarco, Platone, ... Giorgio Petròcchi Petròcchi, Giorgio. - Critico e filologo italiano (Tivoli 1921 - Roma 1989). Indagatore di tutto il nostro patrimonio letterario, dal Duecento al Novecento, Petrocchi, Giorgio ha dedicato molta parte del suo impegno di studioso all'opera dantesca.Come filologo, ha curato numerose edizioni critiche; su ...
Indice
  • 1 La ricompensa dei buoni
  • 2 Il ‘regno dei cieli’ dei cristiani
  • 3 Il paradiso terrestre
  • 4 Rappresentazioni del paradiso
Categorie
  • DOTTRINE TEORIE CONCETTI in Religioni
Altri risultati per paradiso
  • paradiso
    Enciclopedia on line
    Religione Nella dottrina cattolica, lo stato di felicità suprema e definitiva, nel quale si trovano coloro che, morti nella grazia e nell’amicizia di Dio e perfettamente purificati, sono per sempre riuniti attorno a Cristo e a sua madre Maria, agli Angeli e ai Santi, e formano la Chiesa gloriosa, nella ...
  • PARADISO
    Enciclopedia dell' Arte Medievale (1998)
    J. Baschet Al p. perduto delle origini (v. Adamo ed Eva), risponde, per il cristianesimo, la promessa di un p. celeste nel quale gli eletti saranno riuniti a Dio per una vita eterna.Nel latino biblico, il termine paradisus designa essenzialmente il giardino dell'Eden, mentre il destino celeste annunciato ...
  • Paradiso
    Enciclopedia Dantesca (1970)
    Marcello Aurigemma Nella letteratura protocristiana con il termine paradisus (greco παράδεισος, " giardino "), s'intese designare l'Eden o giardino delle delizie (paradisus voluptatis) in cui Dio collocò Adamo (Gen. 2, 8-15; cfr. Ezech. 28, 2-16; 31, 3-18; Iob 15, 7-8; Deut. 30, 12-13; Baruch 3, 24-30; ...
  • PARADISO
    Enciclopedia Italiana (1935)
    (dal persiano pairidaeza, da cui anche l'ebraico pardeš, attraverso il greco παράδεισος, con il significato primitivo di "giardino recinto", "verziere", "parco") Giuseppe RICCIOTTI Mas. S. È, nell'uso comune cristiano moderno, il luogo di perfetta letizia ove andranno i giusti dopo la morte in premio ...
Vocabolario
paradiṡo¹
paradiso1 paradiṡo1 agg. [dal sost. seguente]. – 1. ant. o letter., raro. Che è proprio del paradiso celeste, così com’esso è tradizionalmente raffigurato; o che è degno del paradiso terrestre. 2. In agraria, attributo di alcune varietà...
paradiṡo²
paradiso2 paradiṡo2 s. m. [dal lat. paradisus (che solo nel lat. tardo, della Chiesa, acquista le accezioni rimaste poi tradizionali), e questo dal gr. παράδεισος «giardino, parco», voce d’origine iranica: cfr. avestico pairidaēza- «recinto...
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