(PLI) Partito fondato nel 1924, dopo una prima assemblea nazionale di gruppi politici e personalità orientate in senso liberale (1922). Ebbe A. Giovannini come primo segretario e svolse una ferma azione in difesa delle istituzioni parlamentari. Sciolto con gli altri partiti nel 1928, fu ricostituito nel 1943, ed ebbe come presidente B. Croce e tra i maggiori esponenti L. Einaudi (capo dello Stato nel 1949-55) e M. Brosio; partecipò ai governi Badoglio e a tutti i governi dopo la liberazione (6,8% dei voti nelle elezioni del 1946), fino al 1957. La corrente di indirizzo radicale delineatasi attorno al settimanale Il Mondo di M. Pannunzio abbandonò il partito all’elezione di G. Malagodi alla segreteria (1957). Il passaggio all’opposizione fu collegato al profilarsi del centrosinistra, che i liberali avversarono, ottenendo una buona affermazione elettorale nel 1963 (dal 3,5% del 1958 al 7% dei voti). La linea dell’opposizione fu abbandonata solo per partecipare al 2° governo Andreotti (giugno 1972 - luglio 1973), con Malagodi ministro del Tesoro; lo sostituì alla segreteria A. Bignardi. Tra i protagonisti della battaglia in favore del divorzio, il PLI nel 1976 elesse segretario V. Zanone, leader della sinistra interna; sceso all’1,9% nel 1979, tornò al governo nel 1° gabinetto Cossiga (agosto 1979 - aprile 1980). Nel 1981, con il governo Spadolini, il PLI rientrò nella maggioranza per rimanervi fino al 1994, senza che ciò modificasse in modo sensibile la sua rappresentatività. Nel 1986 fu eletto alla segreteria R. Altissimo. Lambito dalla crisi dei partiti connessa anche con le iniziative della magistratura, il PLI subì un rapido declino fino a sciogliersi nel 1994. Contestualmente nacque la Federazione dei liberali italiani.
Nel 2004 è stato ricostituito da S. De Luca, aderendo alla coalizione di centro-destra.