Monaco cisterciense (n. probabilmente Bieda - m. Roma 1118), al secolo Raniero. Il pontificato di P. è rimasto famoso soprattutto perché esso coincise col momento forse più drammatico delle lotte fra Papato e Impero a proposito della questione delle investiture. P. si scontrò con Enrico IV e poi con Enrico V, che lo costrinse a incoronarlo imperatore (1111): l'anno successivo, però, P. annullò la consacrazione imperiale e in seguito scomunicò Enrico V. Durante la crisi che seguì P. chiese l'appoggio dei normanni, ma morì nel corso del conflitto.
Monaco, giunse a Roma sui vent'anni durante il pontificato di Gregorio VII, che lo nominò abate di S. Lorenzo fuori le Mura e successivamente lo elesse cardinale di San Clemente. Nel 1088 fu tra gli elettori di Urbano II, che lo destinò subito a un incarico delicato e importante: assicurare all'obbedienza romana Velletri, una spina nel fianco del papato riformatore. Nel 1089-90 fu impegnato in una legazione in Spagna, per giudicare della situazione della sede vescovile di Compostella e delle sue aspirazioni all'egemonia in concorrenza con Toledo e con Braga, che culminò nel sinodo di León, dove tra l'altro si ribadì, contro le aspettative di Alfonso VI, re di Castiglia, che nulla poteva essere fatto senza il consenso della Chiesa romana. Dal 1091 in poi P. II sembra costantemente accanto a Urbano II; nel 1095 era con lui al concilio di Clermont. Il 13 agosto 1099 fu eletto papa nella basilica di S. Clemente (le condizioni politiche di Roma impedirono che l'elezione potesse aver luogo a S. Pietro o al Laterano), senza che fossero presenti tutti i membri del Collegio cardinalizio. Nella questione delle investiture si impegnò contro Enrico I d'Inghilterra, ottenendo la sua rinuncia a investire i vescovi eletti col pastorale e l'anello, pur accettando che gli prestassero giuramento di vassallaggio per i feudi della corona. Con Filippo I di Francia si mostrò conciliante dopo aver ottenuto che il re troncasse l'adulterio con Bertrada di Montfort, moglie di Folco d'Angiò. Violento fu invece lo scontro con l'imperatore Enrico V. Questi, deciso a eleggere alle sedi vescovili i suoi partigiani, alla reazione papale sancita nel Concilio di Troyes (1107) marciò contro il pontefice. A Sutri, il 4 febbr. 1111, P. II si induceva a stabilire che, nel giorno dell'incoronazione imperiale, l'episcopato tedesco avrebbe dovuto restituire al sovrano i beni e i diritti feudali. Ma tale limitazione ai soli beni patrimoniali e alle offerte dei fedeli fu respinta dai vescovi. P. II, costretto dalla forza, dovette piegarsi dopo prigionia a incoronare imperatore Enrico V (13 apr. 1111), riconoscendogli il diritto dell'investitura con pastorale e anello. Ma nel successivo Concilio Lateranense del marzo 1112, P. II annullò la consacrazione imperiale e il privilegio estortogli. La scomunica da parte dei legati papali contro Enrico V e il problema della successione nei beni matildini provocarono un'altra drammatica crisi. P. II fuggì a Benevento, poi, con l'appoggio dei Normanni, tentò di rientrare in Roma, ma morì, mentre ferveva la lotta, il 21 genn. 1118, in Castel S. Angelo. Il suo pontificato va ricordato anche per le trattative, con le quali tentò, con Alessio Comneno, di dirimere lo scisma tra la Chiesa latina e la greca.