Pittore (Aix-en-Provence 1839 - ivi 1906). Di famiglia agiata, dovette tuttavia superare dure difficoltà per l'incomprensione del padre che ostacolò la sua vocazione; il carattere diffícile e le continue disillusioni nel rapporto con la cultura e la critica ufficiale lo portarono a una vita isolata, dedita esclusivamente e caparbiamente alla ricerca artistica. Durante gli studî secondarî, a Aix, coltivò con entusiasmo accanto al disegno i suoi interessi umanistici e strinse una profonda amicizia con E. Zola, interrotta bruscamente solo nel 1886, dopo la pubblicazione del romanzo dello scrittore, L'oeuvre, il cui protagonista, un pittore, "génie avorté", adombrava la figura di Manet, ma soprattutto quella di Cézanne. Nel 1861 si recò per la prima volta a Parigi dove, evitando ogni insegnamento accademico, si dedicò allo studio dei maestri antichi, colpito in particolare nelle sue visite al Louvre dalla pittura veneta e spagnola, e ammirò, tra i moderni, G. Courbet, E. Delacroix e, soprattutto, H. Daumier, ai cui modi si accostano i suoi primi dipinti. Di grande importanza fu anche il suo incontro e l'amicizia che ebbe con C. Pisarro. Escluso ripetutamente dai Salons, si unì al gruppo dei futuri impressionisti e con questi espose nel 1874. Ritiratosi ad Aix, visse per oltre vent'anni quasi dimenticato, lavorando con accanimento. Solo nel 1895 fu organizzata da A. Vollard una mostra personale delle sue opere; nel 1899 inviò dei quadri al Salon des Indépendants e, nel 1904, un'intera sala gli fu dedicata nel Salon d'Automne, dove espose ancora nel 1905. Solo alla vigilia della sua morte cominciava ad essere riconosciuta un'arte che è stata poi punto di riferimento essenziale e costante per gran parte delle ricerche del 20° secolo. L'opera di C. è vasta e complessa: comprende paesaggi, nature morte, figure, ritratti, nonché alcune grandi composizioni. Fin dalle prime opere parigine è chiaro lo sforzo di giungere alla costruzione dell'immagine per mezzo di una elaborata tessitura cromatica, e di ottenere valori pittorici più stabili e meno immediatamente emotivi di quelli degli Impressionisti, pur non rinunciando totalmente alla loro vivezza di sensazione. Lavorò sempre dal vero, con tecnica laboriosa e meditata, giungendo a una pittura che non è l'espressione di una occasionale reazione emotiva, ma dell'atteggiamento totale della coscienza di fronte al reale, in una progressiva semplificazione figurativa, che ha come risultato immagini sfrondate di ogni accessorio e di ogni episodio, assorbite in un'esistenza ferma e incontrovertibile, regolata da leggi connaturate, con pacata e austera, silenziosa grandezza. La sua pittura, pur aspirando a una saldezza formale e prevalentemente chiara, rifiuta sempre più una definizione chiaroscurale o di rapporto luce-ombra, per una tavolozza in cui dal fitto tessuto dei tocchi emerge una nitida, cristallina struttura di spazio; si vedano le elaboratissime nature morte, i paesaggi come l'Estaque, La montagne Sainte-Victoire, La maison du pendu, le composizioni come i Joueurs de cartes o le varie versioni delle Bagnanti. ▭ Tav.