(o superfosfati) Fertilizzanti fosfatici costituiti essenzialmente da miscele di fosfato monocalcico e di solfato di calcio, ottenute trattando fosforite con acido solforico (p. minerali) e contenenti dal 14 al 21% di anidride fosforica solubile in acqua e in soluzioni di citrato ammonico, oppure trattando analogamente ossa di animali (p. d’ossa).
P. minerali Le fosforiti in genere contengono 70-80% di fosfato tricalcico praticamente insolubile in acqua e quindi utilizzabile da parte delle piante solo molto lentamente. Tali fosforiti vengono impastate con acido solforico diluito con la reazione: Ca3(PO4)2+2H2SO4 → 2CaSO4+CaH4(PO4)2. Contemporaneamente, poiché la fosforite contiene come impurezze carbonato e fluoruro di calcio, ossidi di ferro e di alluminio oltre a silice ecc., l’acido solforico dà origine ad altri solfati liberando anche diversi composti gassosi come anidride carbonica, acido fluoridrico, cloridrico, fluosilicico. Le reazioni per poter avvenire richiedono un certo tempo, durante il quale i gas liberati non si possono immettere nell’atmosfera perché in parte tossici; perciò si versa l’impasto in ambienti chiusi, che prendono il nome di cantine, nelle quali le reazioni hanno modo di completarsi mentre i gas possono essere facilmente estratti e inviati a sistemi di assorbimento (lavaggio con acqua, con soluzioni alcaline ecc.), che permettono di recuperare alcuni componenti e in particolare l’acido fluoridrico. Nelle cantine la massa indurisce rapidamente e occorrono poi particolari accorgimenti per poterle vuotare; ciò si fa di solito asportando pareti mobili della camera e raschiando con opportuni dispositivi il materiale induritosi sotto forma di unico blocco, accumulandolo quindi in mucchi ove si fa rimanere per qualche tempo. Per evitare una ‘retrogradazione’, cioè che durante la permanenza della massa nelle cantine o nei cumuli si possano formare composti del fosforo poco solubili, più difficilmente assimilabili dalle piante, occorre sempre la presenza di un leggero eccesso di acido solforico che alla fine, terminata la maturazione del p., può essere neutralizzato con ammoniaca, con la formazione di solfato d’ammonio (si hanno così p. ammonizzanti). Oltre che con sistemi discontinui il p. può essere preparato anche con sistemi continui, secondo i quali la fosforite viene con continuità mescolata con acido solforico e anziché essere lasciata solidificare in cantine viene agitata così da impedirne la solidificazione in un unico blocco o viene versata entro piccoli carrelli metallici dai quali viene poi estratta facilmente. In passato i p. erano posti in commercio in forma polverulenta, oggi per la maggior parte in forma granulare (all’incirca della grossezza di un chicco di grano).