In chimica, polimero formato per eterificazione di un glicole. I p. sono in sostanza polieteri aventi un gruppo ossidrilico alle estremità della catena. Si preparano solitamente a partire dagli epossidi; in tal caso la loro formula generale è del tipo HO−[CHR−CHR′−O−]n−H, dove R e R′ sono gruppi alchilici o atomi d’idrogeno. I più importanti sono quelli in cui R=R′=H e con grado di polimerizzazione da 2 a 15; quelli con n=2 e n=3 sono chiamati rispettivamente dietilenglicole (➔ dietilenderivati) e trietilenglicole (➔ trietilen-derivati); si presentano quasi sempre sotto forma di liquidi incolori o di masse cerose; i p. con peso molecolare superiore a 1000 si usano in genere come cere; i prodotti commerciali sono di norma miscele dei vari polimeri, largamente usati come lubrificanti, solventi o in cosmetica, nell’industria alimentare ecc.; solubili in acqua e non volatili, hanno punti d’infiammabilità fra 300 e 500 °C e sono miscibili per es. con cere, gomme, amido, solventi organici. Importanti sono anche i polipropilenglicoli, per i quali R=CH3 e R′=H; quelli di interesse commerciale hanno peso molecolare compreso fra 400 e 2000 e si usano nella fabbricazione delle fibre poliuretaniche, nella preparazione per es. di resine, di emulsionanti, di tensioattivi. Sono solubili in acqua, si rapprendono sotto forma di masse cerose a temperature inferiori allo zero, hanno punto d’infiammabilità molto elevato. Si preparano polimerizzando l’ossido di propilene in presenza di catalizzatori acidi o alcalini. Quello con n=2 (dipropilenglicole) è un buon solvente e si usa fra l’altro per inchiostri di stampa e come liquido anticongelante.