prateria
Distesa di erbe che sopravvive al fuoco, al pascolo, alla siccità
Le praterie si estendono in zone geografiche anche molto distanti tra loro, come in Europa, Asia, Africa, Australia e America Meridionale, dove prevalgono soprattutto le Graminacee. In particolari condizioni, le parti aeree che emergono dalla superficie del terreno si seccano, ma le piante non muoiono perché dalle porzioni sommerse, che si estendono in profondità, si sviluppano nuove parti verdi
Basta osservare una distesa di piante erbacee, più comunemente dette erbe, per riconoscere alcune caratteristiche proprie di una prateria. Essa è formata da più individui della stessa specie o di specie diverse, associati insieme per formare una comunità di piante completamente prive di tronchi o di rami legnosi. Alle nostre latitudini, in primavera o all’inizio dell’estate, una passeggiata in campagna ci fornisce l’opportunità di osservare un prato o i lembi di una prateria e di riconoscere alcune piante più comuni: margherite, ranuncoli, papaveri, trifogli e, infine, le comuni spighe delle Graminacee. Durante la stagione arida, prato o prateria assumono un colore giallo e un aspetto secco, mentre diventano subito verdi e rigogliosi dopo qualche giorno di pioggia.
Questo soprattutto perché sono ambienti dove prevalgono le Graminacee che, grazie alle loro porzioni sommerse, quali fusti o radici, affondano in profondità nel terreno e sopravvivono alla siccità ma anche al calore del fuoco e, non appena si verificano le condizioni favorevoli, sviluppano rapidamente nuove parti aeree verdi. In questi ambienti, resistenti anche al pascolo, vivono soprattutto gli erbivori che, pur strappando le foglie delle piante per nutrirsene, non estirpano le radici delle Graminacee le cui foglie ricrescono proprio a partire dalla base strappata.
Dove si trovano soprattutto le praterie? Sono, come abbiamo visto, spazi aperti particolarmente vasti dove vivono soprattutto piante erbacee, alte da pochi decimetri a qualche metro, dislocati in aree anche molto distanti tra loro, dove alberi e arbusti sono scarsi o addirittura assenti. Le praterie più estese si trovano in particolari regioni di Asia, Africa, Australia e America Meridionale, chiamate steppe, savane o pampas, caratterizzate da un clima che impedisce lo sviluppo degli alberi o anche degli arbusti più esigenti. In tutte queste aree, infatti, il maggiore ostacolo per la vita delle piante è l’estrema variabilità della disponibilità di acqua nel corso delle stagioni: lunghi periodi di siccità si alternano ad altri più o meno brevi con abbondanti piogge. Ecco perché prevalgono le Graminacee dalle radici molto profonde, in grado di sopravvivere alla stagione arida.
Le steppe sono completamente prive di alberi e si estendono soprattutto in Eurasia. In condizioni di siccità presentano aree nude molto estese dove affiora il suolo, così da andare incontro alla desertificazione. Le piante erbacee da cui sono formate sopportano bene freddo e gelo, tanto che trascorrono lunghi periodi dell’anno ricoperte e protette dalla neve; sopportano bene anche il vento, che non le spezza ma le piega facendole ondeggiare, e che, anzi, ne assicura l’impollinazione. Nelle savane che si estendono su ampie distese pianeggianti situate fra i Tropici e l’Equatore, oltre alle Graminacee crescono qua e là alberi isolati, come acacie o baobab in Africa, oppure cespugli spinosi come i cactus e le euforbie in America Meridionale o acacie ed eucalipti in Australia.
Nelle aree più pianeggianti, alle latitudini naturalmente occupate dalle foreste, le praterie si sono sviluppate in seguito all’azione dell’uomo.
Fin da tempi molto antichi diboscamento, pascolo, coltivazioni e incendi ripetuti hanno provocato nel tempo un cambiamento del paesaggio: la conseguente erosione del suolo ha ostacolato lo sviluppo di nuovi alberi e il successivo ripristino dei boschi. In queste aree, perciò, le erbe meno esigenti, preso il sopravvento, hanno via via sostituito i boschi, invadendo completamente e rapidamente il terreno nudo.
Anche savane e steppe sono dominate dall’azione dell’uomo che ha provocato notevoli cambiamenti dovuti al pascolo e agli incendi. Inoltre, il calpestio degli erbivori (giraffe, gazzelle, antilopi, bisonti e zebre a seconda dell’area geografica) e il passaggio del fuoco, hanno compattato ed eroso sempre più il suolo, ostacolando lo sviluppo di nuove piantine e specie arboree.