Storiografo greco (n. Cesarea, Palestina, fine sec. 5º d. C. - m. 562 o poco dopo il 565). Storico di corte dell'imperatore Giustiniano, P. ricoprì incarichi di prestigio presso la corte imperiale costantinopolitana. Fu autore di un'importante opera storiografica in otto libri (Storia delle guerre ,Οἱ ὑπὲρ τῶν πολέμων λόγοι), di un trattato sugli edifici fatti costruire da Giustiniano nell'ambito dell'impero (Degli edifici, Περὶ κτισμάτων), e di un libello (Storia segreta, Τὰ ἀνέκδοτα «Storia inedita»). Nella letteratura bizantina P. occupa un posto eminente, non solo per l'importanza della sua opera, ma anche per le sue qualità di scrittore.
Poche notizie sicure si hanno intorno alla sua origine e ai casi della sua vita. Compiuti gli studi di diritto, nel 527 era già a Costantinopoli, come consigliere e segretario di Belisario, che poi seguì nelle sue spedizioni militari in Asia, in Africa, in Italia fino al 540. Nel 542 era certamente a Costantinopoli, dove fu diretto testimone della terribile pestilenza che colpì la città; da allora in poi si perdono le tracce dei suoi spostamenti, anche se appare probabile che la sua fortuna presso la corte abbia risentito negativamente di quella, assai alterna, dello stesso Belisario. Pare trascorresse il resto della vita attendendo alla stesura delle sue opere. Di queste, la più importante è la Storia delle guerre (Οἱ ὑπὲρ τῶν πολέμων λόγοι), in otto libri: i primi sette sulle guerre contro i Persiani, i Vandali, i Goti (fino al 550) dagl'inizi del regno di Giustino I fino al 550; l'ottavo libro, composto più tardi, è un sommario degli avvenimenti del regno di Giustiniano (fino al 554). Per la varietà e l'esattezza delle informazioni, l'opera si può considerare come una storia generale del regno di Giustiniano. P. infatti non si limita alla narrazione delle imprese militari. Seguendo l'esempio dei grandi storici antichi e specialmente di Tucidide e di Erodoto, che egli cita e spesso imita ripetendone frasi e sentenze, dei popoli dei quali parla dà diffuse notizie intorno al loro passato, ai loro costumi e alle loro condizioni attuali; disegna con mano sicura il ritratto morale dei principali attori sulla scena politica; intercala nel racconto discorsi per avere l'opportunità di esporre le sue osservazioni intorno agli avvenimenti narrati. Il tono generale dell'opera è piuttosto laudativo verso Giustiniano e Belisario, ma, nel complesso, si può affermare che P. non tradì mai il suo ufficio di storico imparziale, e, pur non dicendo tutto, non alterò mai in questa sua opera la verità. Abbiamo poi di P. lo scritto Degli edifici (Περὶ κτισμάτων), composto verso il 560: elenco encomiastico delle costruzioni - dalle chiese alle fortificazioni - ordinate da Giustiniano in tutto l'Impero, è fonte d'interessanti notizie geografiche, storiche e finanziarie, di grande importanza per l'archeologia. Totalmente diversa è la terza opera di P., rimasta incompiuta, detta Storia segreta (Τὰ ἀνέκδοτα «Storia inedita»), pubblicata nel 1623 dall'Alamanni: libello che copre d'infamia Giustiniano, l'imperatrice Teodora, Belisario e sua moglie Antonina. La sua autenticità fu messa in dubbio fin dal tempo della prima edizione; ora prevale l'opinione che l'opera sia veramente di P., scritta non prima della morte di Giustiniano, e che si debba considerare come un complemento della Storia delle guerre, che riporta dicerie e pettegolezzi sulla vita privata dell'imperatore e della sua corte, senza però annullare la grandezza delle sue imprese.