Purgatorio
Il terzo regno dell’aldilà
Il termine purgatorio deriva dal latino purgatorius, cioè «purificatore», aggettivo che viene riferito a vari sostantivi come luogo, fuoco, pena. Nella dottrina cattolica esso indica il luogo (o stato) ultraterreno, intermedio tra paradiso e inferno, in cui le anime scontano i peccati non gravi (cosiddetti veniali) con una pena temporanea, che può essere condonata grazie all’intercessione dei fedeli, soprattutto con la preghiera. Al termine della pena, le anime purgate passano in paradiso. Il purgatorio stesso ha una fine, perché scomparirà nel giorno del giudizio universale
Quasi tutti i sistemi religiosi ritengono che dopo la morte l’uomo riceva un castigo o un premio a seconda di come si è comportato nella vita; si parla perciò dell’inferno come luogo di punizione per i malvagi e di paradiso come sede dei beati nell’aldilà.
Secondo la dottrina cattolica, il paradiso è riservato ai giusti, morti nella grazia di Dio, mentre sono condannati all’inferno i colpevoli di gravissimi peccati, che non si sono pentiti neppure in punto di morte. Ma che succede al comune fedele, che non sa resistere alle tentazioni e di peccati ne commette tanti, se poi se ne pente e si affida alla misericordia divina? Sicuramente non andrà all’inferno, ma non potrà nemmeno accedere subito al paradiso.
Bisogna dunque credere che alle anime dopo la morte sia concessa una terza possibilità, che viene indicata con il termine purgatorio.
Il purgatorio indica sia la condizione delle anime che devono ancora purificarsi (anime purganti) sia il luogo ultraterreno deputato a questa purificazione, dove le anime subiscono una pena temporale (cioè che dura un periodo di tempo limitato, non eterna come quella dell’inferno). Generalmente come pena si pensa al fuoco, con una durata e un’intensità proporzionate alla colpa da espiare.
Alla definizione dottrinale del purgatorio la Chiesa cattolica è pervenuta solamente dopo lunghe riflessioni e non senza polemiche; ancora oggi, alcune confessioni cristiane – soprattutto protestanti – mettono in dubbio o negano del tutto l’esistenza del purgatorio.
Il problema è che nella Bibbia il termine purgatorio non è mai usato, anche se gli studiosi ne riconoscono il concetto implicito, per esempio nel secondo libro dei Maccabei (12, 39-46), dove si menziona il sacrificio espiatorio che Giuda Maccabeo fece offrire per il peccato d’idolatria commesso da alcuni soldati caduti in battaglia; o nella Prima lettera ai Corinzi (3, 11-15) dove Paolo di Tarso assicura a ciascuno nell’altra vita una ricompensa in relazione alle sue opere, aggiungendo che la salvezza sarà ottenuta «come attraverso il fuoco».
La tradizione patristica (soprattutto in Occidente, con s. Agostino e s. Gregorio Magno) e quella scolastica (s. Tommaso d’Aquino) hanno continuato lungo i secoli a precisare i termini del dibattito, chiarendo il dato di fede e formulando una sintesi dottrinale. Il Decretum de purgatorio emanato dal Concilio di Trento (dicembre 1563), dopo che già a Firenze (1439) si era cercata un’intesa fra le diverse posizioni teologiche, rappresenta il punto finale dell’elaborazione cattolica, che afferma come verità di fede l’esistenza del purgatorio, ma lascia aperte alcune questioni, come quelle sulla natura e la durata delle pene.
L’offerta di suffragi in favore dei defunti era usanza comune in tutto il mondo antico, quando si portavano doni sulle tombe, si facevano sacrifici e libagioni o si pregava per i propri cari.
Sull’efficacia dell’intercessione da parte dei vivi per la salvezza delle anime non avevano dubbi i cristiani dei primi secoli: ne sono prova le tante formule di preghiera per i defunti, le iscrizioni che si leggono sulle lapidi catacombali («pregate per me peccatore») e i testi – per lo più latini – in cui si descrive la liberazione delle anime dai tormenti del purgatorio in seguito alle preghiere di un martire o un santo.
Per ottenere la remissione della pena (chiamata indulgenza, che può essere plenaria o parziale) sono strumenti validi, oltre la preghiera, la celebrazione della Messa – per esempio le Messe gregoriane, per 30 giorni consecutivi – e l’elargizione di elemosine. Contro l’abuso della pratica di ottenere indulgenze tramite denaro si schierò, agli inizi del Cinquecento, Martin Lutero, che diede avvio alla Riforma protestante (Wittenberg, 1517).
Sorte nel Medioevo, le Confraternite del purgatorio erano associazioni di fedeli che pregavano e operavano in suffragio dei defunti, molte delle quali ancora esistono.