Indologo e antichista italiano (n. Roma, 1930). Professore ordinario di Indologia all'Università di Roma “La Sapienza” (1964-2000). Allievo di Giuseppe Tucci, si è dedicato allo studio delle correnti filosofico-religiose dell'India medievale, in particolare dei sistemi tantrici śivaiti del Kaśmir, delle scuole buddiste, della tradizione logico-epistemologica e del Kālacakra. Sul versante filosofico si è interessato in particolare alla filosofia del linguaggio e all'estetica: notevoli al proposito i suoi studi su Somānanda (1957, 1959), Udbhata (1962) e sull’estetica di Abhinavagupta (1960; 2a ed. riv. 1968). Tra le numerose pubblicazioni a carattere indologico, ricordiamo l’edizione delle iscrizioni nepalesi in caratteri gupta (1956), le edizioni critiche di testi buddhisti inediti, come la Pramānavārttikasvavrtti di Dharmakirti (1960), il Sanghabhedavastu (1977-1978), l’Adhikaranavasu e lo Sayanāsanavastu (1978) del codice monastico dei Mulasarvāstivādin, e di opere sivaite, come il Parātrimśikātattvavivarana (1985) e il Tantroccaya (1990) di Abhinavagupta. Ha contribuito inoltre in modo decisivo alla definizione della terminologia tecnica nella resa dei concetti filosofici e religiosi dell'India classica, traducendo per primo in una lingua occidentale testi fondamentali della cultura indiana. Tra le sue traduzioni più note vanno ricordate quella delle Madhyamakakārikā di Nāgārjuna (1961), delle Spandakārikā di Vasugupta con il commento di Kallata (1961), del Tantrasāra (1960, 2a ed. 1990) e del Tantrāloka di Abhinavagupta (1972; 2a ed. 1999), della Jātakamālā di Arya Sura (1964), del Paramārthasamgraha di Nāropā (1994) e della Paramāksarajnānasiddhi di Pundarika (1997). A lui si deve il volume Marmora romana (1971; seconda ed. riv. e ampliata nel 1988), contributo di importanza primaria per lo studio dei marmi e delle pietre nel mondo antico e il loro reimpiego in epoche posteriori.