In senso oggettivo, il complesso di norme giuridiche, che comandano o vietano determinati comportamenti ai soggetti che ne sono destinatari, in senso soggettivo, la facoltà o pretesa, tutelata dalla legge, [...] qui l’azione e la norma diventano termini di un giudizio in forza del quale si stabilisce se l’azione altrettanto rapida che quella dei d. civili: se, infatti, il suffragio universale maschile si è affermato in Francia a partire dal 1848 (art. 24 ...
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Virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge. In altre accezioni, il potere [...] è un fatto naturale, sottoposto alla duplice legge della causalità universale e dell’evoluzione. Le leggi della vita nello stato l’atto impugnato devono essere rappresentati e difesi in giudizio da un avvocato (che viene nominato d’ufficio dal ...
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Filosofo (Königsberg 1724 - ivi 1804). Di genitori pietisti, K. ricevette, specie dalla madre, una severa educazione etico-religiosa: frequentò il Collegium Fridericianum, diretto dal pastore F. A. Schultz, [...] 'oggetto, adeguata alle esigenze a priori dell'intelletto). In questi casi l'oggetto dovrà piacere, e il giudizio pretenderà quindi a una sua universalità e necessità, pur non obbedendo l'opera d'arte ad alcuna finalità prestabilita. La facoltà del ...
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Qualsiasi cosa (segno, gesto, oggetto, animale, persona), la cui percezione susciti un’idea diversa dal suo immediato aspetto sensibile. L’originaria funzione pratica, prevalente ma non esclusiva, è sostituita [...] più generale si è ammessa anche l’esistenza di s. universali, in cui la relazione s.-simbolizzato è fissa e indipendente dal dove siede alla destra del Padre, l’attesa del giudizio finale. A questa formulazione trinitaria seguono la menzione della ...
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Filosofo (Stoccarda 1770 - Berlino 1831). Dopo aver compiuto gli studî ginnasiali nella sua città, entrò nel 1788 nello Stift di Tübingen, una sorta di seminario protestante, dove ebbe come condiscepoli [...] processo attraverso il quale il concetto si divarica nel giudizio e si recupera, arricchito e realizzato, nel loro rapporti di proprietà, si passa alla morale come momento dell'universalità etica, per giungere all'eticità quale sintesi di diritto e ...
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Matematico e filosofo (La Haye-en-Touraine 31 marzo 1596 - Stoccolma 11 febbraio 1650). Nel collegio dei gesuiti di La Flèche, seguì per nove anni (1605-1614) il consueto curriculum delle classi di grammatica, [...] dei teoremi, e si convinse di poterne estrapolare un metodo universale, applicabile a tutti i campi del sapere. L'esecuzione del tedesco, Hegel e la successiva storiografia consolidarono questo giudizio, indicando nel cogito l'atto di nascita della ...
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Filosofo e sociologo (Berlino 1858 - Strasburgo 1918). Studiò a Berlino e in questa università insegnò poi come prof. straordinario (dal 1901); passò quindi come ordinario all'univ. di Strasburgo (dal [...] delle forme apriori kantiane. Sono esse infatti, a giudizio di S., che consentono sia nel dominio della natura razionale al problema circa il significato complessivo della storia universale. Dal relativismo in tal modo chiaramente enunciato S. cerca ...
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(XIV, p. 447)
La riflessione etica degli ultimi decenni del 20° sec. si presenta estremamente variegata e soggetta ad alcune importanti svolte che rispecchiano spesso mutamenti di sensibilità intervenuti [...] disaccordo morale; la validità della pretesa di universalità delle concezioni etiche. In questo modo nella 'teoria dell'errore' a proposito delle dottrine che considerano i giudizi morali asserzioni vere o false su valori che esistono di per ...
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SCIENZA
Pietro Corsi
(XXXI, p. 154)
Storia della scienza. - La storia della s. è una disciplina che sta vivendo un momento di grande vitalità ed espansione. In Italia, come in altri paesi e in particolare [...] di Bernal che la s. moderna rappresentava un valore universale di civiltà. Nel 1954 usciva il primo volume della per le donne nella s. americana, che rimane tuttavia, a suo giudizio, fortemente dominata da figure maschili (v. anche Abir-Am e Outram ...
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VICO, Giambattista
Fausto Nicolini
Filosofo, storico, giureconsulto e critico letterario.
1. Primi anni (1668-1686). - Terzultimo degli otto figliuoli di Antonio, figlio d'un contadino maddalonese e [...] di comporre la filosofia e la filologia "in sistema di diritto universale". Constatazione che fu per il V. come una favilla che lasciava "non più curante". Gli pareva, anzi, che il "giudizio di Dio" lo fermasse "sopra un'alta adamantina ròcca" donde ...
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universale1
universale1 agg. [dal lat. universalis, der. di universus: v. universo1]. – 1. a. Che riguarda tutto l’universo, che si estende o è valido per l’intero universo fisico (nell’accezione scient. di questo termine): legge dell’attrazione...
giudizio
giudìzio (ant. giudìcio, iudìcio) s. m. [dal lat. iudicium, der. di iudex -dĭcis «giudice»]. – 1. a. L’attività logica del giudice, consistente nell’applicare le norme di legge al fatto da lui accertato: g. di fatto, se le questioni...