La capacità di esprimere la temporalità costituisce uno dei tratti principali della comunicazione umana. Tutte le lingue di cui siamo a conoscenza possiedono mezzi lessicali e/o grammaticali per collocare [...] lo sente più forte […] si rizza a sedere […] sente un rumor cupo […] butta le gambe fuor del letto […] guarda all’uscio, lo vede aprirsi (Alessandro Manzoni, I promessi sposi XXXIII)
Il presente può fare riferimento a un evento posteriore al momento ...
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Il termine analogia designa il processo diacronico attraverso cui una parola cambia forma fonologica e morfologica per diventare più somigliante a un’altra parola già esistente nella lingua. Tale processo [...] (< lat. pre(he)ndere), e similmente il verbo uscire (lat. exīre), deve la vocale posteriore a contaminazione con uscio (lat. tardo ūstiu(m), variante di ōs «bocca, apertura»). Questi esempi mostrano anche che in genere la contaminazione colpisce ...
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È detto imperfetto storico (o imperfetto narrativo) l’➔imperfetto indicativo usato in un contesto che richiederebbe l’uso di un tempo perfettivo (➔ aspetto), come il ➔ passato remoto. Il brano seguente, [...] ne l’acqua cominciò a gridare: – Accurromo! –. Li vicini, udendo il romore, scendeano le scale per sapere che fosse; e quando erano all’uscio non poteano uscire fuori per l’acqua che era per le vie e per le case. Di che anco eglino cominciarono a ...
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Luigi Pirandello (Girgenti [Agrigento] 1867 - Roma 1936) è uno scrittore nutrito di cultura glottologica, dialettologica e filologica (Spampinato 1996; Sgroi 2009a). Si laureò infatti a Bonn nel 1891 con [...] 17) Guarda piuttosto come ti sei sciupati gli occhi (ivi, p. 691).
Tra le scelte lessicali, notevoli capo, uscio, babbo «padre», piccino (nome), pinzo «punzecchiamento», seggiola.
La componente regionale e dialettale è misuratissima, essendo L’amica ...
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La vicenda biografica di Giovanni Boccaccio, nato a Certaldo (o a Firenze) nel 1313 da famiglia benestante del contado fiorentino, e morto nello stesso borgo della Valdelsa nel 1375, è di primaria importanza [...] : 202). Quanto alle forme di perfetto, è da sottolineare il netto regresso delle forme arcaiche del tipo perdeo, uscìo, ancora saldamente attestate nel Teseida autografo (Serianni 1993: 474).
Il contesto già delineato rende impossibile descrivere la ...
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Nei protocolli della linguistica moderna per linguaggio poetico si intende un particolare uso della lingua finalizzato a ottenere la comunicazione attraverso l’evidenza e la valorizzazione degli strumenti [...] delle persone singolari al presente congiuntivo dei verbi di prima coniugazione o dei passati remoti con epitesi vocalica, tipo poteo, uscio), come quelle che si leggono nelle poesie di Parini o di ➔ Vincenzo Monti o dello stesso Manzoni e ancora nei ...
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Il passato prossimo (denominato anche, raramente, perfetto composto) è uno dei ➔ tempi composti dell’➔indicativo, che ha come principale significato quello di indicare un evento concluso nel passato. Il [...] , offrendo una valutazione globale degli eventi presentati (Centineo 1991):
(30) Un giorno, attraversando il corridoio, lo scorsi, dall’uscio semiaperto […]. Più tardi, ho dovuto ripensare molto a queste cose; ma in quei primi mesi del fatale anno ...
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Le preposizioni sono ➔ parti del discorso invariabili, che hanno la funzione di mettere in relazione un costituente della frase con altri costituenti della stessa frase (metti il libro sul tavolo; la macchina [...] ha un paio di dita di neve sopra (Ligabue 2005: 175)
(33)
a. un vecchio [...] è stato messo a prendere il fresco fuori dall’uscio (Celati 1992: 75)
b. ho deciso di prendere un po’ d’aria fuori
(34)
a. tutto attorno a me ci sono solo io (Ligabue ...
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La fonetica linguistica è lo studio dei suoni (o foni; ➔ fonetica articolatoria, nozioni e termini di) prodotti dai parlanti nell’atto di pronunciare una lingua. Ciò non esaurisce la totalità dei suoni [...] ] ~ pala [ˈpala] ~ paglia [ˈpaʎːa];
scafo [ˈskafo] ~ scavo [ˈskavo];
uso (il fatto di usare) [ˈuso] ~ uso (abituato, avvezzo) [ˈuzo] ~ uscio [ˈuʃːo]
Il fonema /z/ ha una distribuzione limitata. Si oppone a /s/ solo intervocalicamente, per lo più all ...
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* La voce enciclopedica Lingua scritta è stata ripubblicata da Treccani Libri con il titolo Italiano, parlare, scrivere, arricchita e aggiornata da un contributo di Giuseppe Antonelli.
La scrittura è [...] Entrò Carla; aveva indossato un vestitino di lanetta marrone con la gonna così corta, che bastò quel movimento di chiudere l’uscio per fargliela salire di un buon palmo sopra le pieghe lente che le facevano le calze intorno alle gambe [...]; una sola ...
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uscio
ùscio s. m. [lat. ōstium «porta, entrata», lat. tardo ūstium, affine a os oris «bocca, apertura»]. – 1. Sinon. di porta (apertura e serramento), usato ormai quasi esclusivam. in Toscana, dove indica in genere una porta di modesta apparenza...
usciata
s. f. [der. di uscio], tosc. – Colpo violento d’uscio che sbatte o viene sbattuto: si udì un’u.; chiuse la porta con un’u.; spesso come atto di rabbia o d’indignazione: fare, dare un’u. in faccia, sul muso, dietro le spalle a uno.