Compositore tedesco (Zwickau, Sassonia, 1810 - Endenich, Bonn, 1856). Tra i massimi esponenti del romanticismo musicale tedesco, la sua produzione è improntata ad esprimere una poetica lontana da suggestioni meramente "estetiche" e ispirate da un profondo senso di adesione al carattere etico della poesia. Tale ispirazione si evidenzia in modo particolare nell'opera liederistica e in quella per pianoforte, ma trova un vigoroso mezzo di espressione anche nell'ambito della produzione sinfonica. L'opera musicale di S. è stata raccolta in edizione integrale (31 volumi divisi in 14 serie, 1879-93) presso Breitkopf und Härtel di Lipsia a cura della moglie Clara; i suoi scritti critici sono riuniti in Gesammelte Schriften über Musik und Musiker (4 voll., 1854).
Diciottenne fu iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Lipsia, città dove conobbe F. Wieck, il maestro che lo convinse a dedicarsi all'arte. Rivolto a raggiungere il massimo virtuosismo pianistico, dovette abbandonare (1830) questo orientamento a causa dell'infermità a un dito della mano sinistra, e si rivolse da allora in poi interamente alla composizione. Si occupò altresì d'estetica e cominciò a scrivere articoli di critica. Le sue prime pagine sono pianistiche: terminati e pubblicati nel 1830 i Papillons e le Variazioni sul nome Abegg, dal 1831 al 1832, incoraggiato dal favore che quei lavori ottenevano, scrisse tra l'altro gli Intermezzi op. 4, gli Studî sui Capricci di Paganini e la Toccata per pianoforte. Dopo una forte crisi depressiva (1833) che lo portò a tentare il suicidio, nell'aprile del 1834 S. riuscì a stampare il primo numero della Zeitschrift für Musik, rivista in cui si mescolano variamente attacchi feroci contro Meyerbeer, esaltazione devota dei classici, generoso appoggio a Berlioz, a Chopin, a Mendelssohn, a Liszt, ammirazione dapprima larga e calorosa, poi sempre più avaramente misurata, per Wagner e i suoi seguaci (che da ultimo finirono per essere quasi scherniti). Dal 1834 al 1840 furono sei anni di vita assai intensa e di fervidissima, felice attività che portò alla luce alcune delle sue opere più felici: Carnaval, Fantasia op. 17, Davidsbündler Tänze, Sonate op. 11 e 22, Phantastische Stücke, Études symphoniques, Kinderszenen, Kreisleriana, Novelletten, Faschingsschwanck aus Wien, Humoreske, Romanzen op. 28 (tutta musica pianistica) e 4 fascicoli di Lieder, forse i più belli. Nel 1840 sposò Clara Wieck, pianista di valore, che gli fu compagna preziosa. Non meno intensi e fruttuosi furono i quattordici anni dal 1840 al 1854, benché tormentati dall'incalzare della malattia mentale che segnò tragicamente gli ultimi anni di vita del compositore. Da Lipsia i coniugi S. si trasferirono a Dresda (1844) e in seguito (1846) a Düsseldorf. Quanto alla sua produzione, furono questi gli anni che ne accolsero l'estendersi, oltre i limiti della musica pianistica e liederistica, a tutti gli altri campi della composizione: nacquero, vicino a molte nuove pagine per pianoforte e per canto, le Quattro Sinfonie, il Concerto per pianoforte e orchestra in la min. (1841-45), i 3 Quartetti per archi op. 41 e quello per pianoforte op. 47; il Quintetto op. 44; i due Trii, una Messa, un Requiem, pezzi per coro, un oratorio profano Das Paradies und die Peri (1841-43), un'opera teatrale Genoveva (1850), le Szenen aus Goethes Faust (1844-53), lavoro che si situa tra la cantata, l'oratorio e l'opera, il Manfred, che è insieme sinfonia cantata e melologo. Nel febbr. 1854 S. fu assalito da una terribile crisi che lo portò a farsi ricoverare in manicomio, da dove tuttavia fuggì, tentando poi il suicidio gettandosi nel Reno. Tratto in salvo, fu condotto nella casa di cura di Endenich, ove passò i due ultimi anni di vita.