Malattia infettiva acuta esantematica, generalmente epidemica (detta anche rubeola), provocata da un virus specifico appartenente alla famiglia Togaviridae, a RNA, caratterizzato da un solo tipo antigenico. La contagiosità è limitata al breve periodo (3 o 4 giorni) di presenza del virus nelle vie aeree superiori: la trasmissione si effettua mediante le goccioline emesse con i colpi di tosse. La malattia colpisce soprattutto i bambini in età scolare e conferisce di regola un’immunità duratura. Il periodo d’incubazione è di 12-23 giorni (in media 18); la fase prodromica, di breve durata (1-2 giorni) e spesso inavvertita, è caratterizzata da manifestazioni catarrali delle prime vie aeree. Compare poi l’esantema, costituito da elementi lenticolari a margini netti leggermente rilevati, di colore roseo-pallido con scarsa tendenza alla confluenza. L’eruzione compare inizialmente sul viso, si estende rapidamente al tronco e agli arti, e scompare in breve tempo (2-3 giorni). Segno caratteristico e di notevole importanza diagnostica è la tumefazione, per lo più dolorosa, delle linfoghiandole retroauricolari e, talvolta, di quelle cervicali posteriori e occipitali. La febbre è modesta e incostante; lo stato generale poco compromesso. Eccezionali sono le complicanze (otite media, broncopolmonite, encefalite demielinizzante). La prognosi della r. è di solito assolutamente benigna, purché non si tratti di gestanti nelle quali talora l’infezione può colpire gravemente il prodotto del concepimento, determinando la cosiddetta embriopatia rubeolica, rappresentata dalla presenza di alterazioni oculari (cataratta congenita, microftalmo), cardiache (miocardite, malformazioni), acustiche (arresto di sviluppo dell’organo del Corti; audi-mutismo) e cerebrali (microcefalie, ritardo mentale), isolate o in associazione.