In agraria, accumulo di sali (cloruri, carbonati, solfati) nel terreno in quantità tale da renderlo inadatto alle colture. Nelle regioni aride e semiaride, in cui le alte temperature e la scarsità di apporti idrici naturali causano normalmente un incremento della salinità del suolo in alcuni periodi dell’anno, la s. è imputabile a cause antropiche e principalmente all’irrigazione; infatti, il contenuto salino del suolo si incrementa per l’apporto di ulteriori quantità di sali con le acque irrigue, delle quali è necessario pertanto valutare con attenzione la qualità (➔ irrigazione). Una causa di s. è rappresentata anche dall’abbassamento del livello di falda al di sotto di quello del mare, che può verificarsi nelle zone costiere a causa di forti emungimenti. Tale abbassamento richiama l’acqua marina che contamina la falda stessa.
Si calcola che la s. interessi circa un quarto delle terre irrigate, soprattutto nei paesi medio-orientali, in Africa settentrionale, in India e in Cina; essa è considerata una delle principali cause dell’estendersi dei fenomeni di desertificazione. I metodi per contrastare la s. dei suoli irrigui si basano sulla realizzazione di una rete drenante nel terreno mediante la programmazione dei volumi e dei turni d’irrigazione o con tecniche come l’irrigazione a goccia. In alternativa, la ricerca si sta indirizzando verso la messa a punto di coltivazioni con varietà il cui genotipo conferisce alla pianta resistenza alla salinità del suolo.