Scrittrice norvegese (Kalundborg, Danimarca, 1882 - Lillehammer 1949). Fu a Roma nel 1909, si convertì al cattolicesimo (1925) e fu insignita del Premio Nobel nel 1928. Decisa avversaria del nazismo fin dall'origine (1933) riparò in Svezia e poi negli Stati Uniti (1940) per far ritorno in patria solo a guerra finita. Esordì con alcuni romanzi di vita borghese, soprattutto sulla posizione della donna nell'angusto mondo impiegatizio della capitale: Fru Martha Oulie ("La signora M.O.", 1907); Jenny (1911); ecc.; ma preminente fu ben presto il suo interesse religioso e letterario per il Medioevo norvegese realisticamente rievocato in romanzi epico-storici che segnano il culmine della sua arte: Kristin Lavransdatter (1920-22); Olav Audunssøn (1925-27). Prevale in entrambi, al di là del gusto archeologico e antiquario, il dramma religioso, l'antitesi fra amor sui e amor Dei, vista sullo sfondo psicologico e ideologico della Chiesa medievale, ma sentita come dramma eternamente rinnovantesi nell'anima umana. Con intenti più esplicitamente pedagogici e confessionali la U. è ritornata dopo il 1930 sulla sua tematica religiosa in altri romanzi di vita moderna come Gymnadenia (1929); Den braendende busk ("Il roveto ardente", 1930). Ha anche lasciato una biografia del poeta danese S. S. Blicher e il volume autobiografico Lykkelige dager ("Giorni felici", 1947).