Siria
La S., intesa come regione storica, era nel Medioevo molto più estesa dell'attuale unità statale.
Comprendeva di fatto tutta la regione siriaco-palestinese, in pratica il territorio che oggi noi indichiamo come Medio Oriente (Isidoro Etym. XIV III 16 " Syriam Syrus quidam perhibetur indigena a suo vocabulo nuncupasse. Haec ab oriente fluvio Euphrate, ab occasu mari nostro et Aegypto terminatur, tangens a septentrione Armeniam et Cappadociam, a meridie sinum Arabicum. Situs eius porrectus in inmensam longitudinem, in lato angustior. Habet autem in se provincias Commagenam, Phoeniciam et Palestinam, cuius pars est Iudaea absque Sarracenos et Nabatheos "; il Villani (I 3) parla del " deserto che parte Soria da Egitto "). Caratterizzata fin dall'antichità da promiscuità etnica, conobbe alterne vicende storiche, finché nel 62 a.C. divenne provincia romana. Nel periodo di dominazione romana il nome S. designa più specificamente la provincia romana con Antiochia capitale, distinta dalla Palestina.
La S. fu definitivamente conquistata dagli Arabi nel sec. VII, anche se una certa arabizzazione era già iniziata fin dal sec. II a.C. con l'infiltrazione di elementi arabi. Fu terreno di lotta durante le crociate (v. anche PALESTINA): due stati franchi, il principato di Antiochia e la contea di Tripoli, si affacciavano sul litorale di S. (e v. anche ACRI).
D. in Cv IV V 9 Oh ineffabile e incomprensibile sapienza di Dio che a una ora, per la tua venuta, in Siria suso e qua in Italia tanto dinanzi ti preparasti!, intende la S. nella estensione più vasta, cioè in quella più antica, e collocata in alto - suso - rispetto all'Italia, com'era nelle carte del suo tempo, orientate con l'oriente verso l'alto (cfr. Busnelli-Vandelli, nota ad l. e Appendice II pp. 374-375).
In Vn XXIX 1, l'altro luogo ove è citata la S., D. si serve del computo del tempo in uso in S. con riferimento al mese dell'anno nel quale morì Beatrice: il Tisirin primo di S. corrisponde al nostro ottobre (v. anche nota nell'edizione Barbi).
L'opera dell'arabista Asín Palacios (v.), tra i vari echi destati nel mondo arabo, ne destò di particolari in S., essendo stato siriano quell'Abū l-‛ Alā ' al-Maʽarri (973-1057), poeta pensatore e filologo, a una cui bizzarra opera escatologica (la Risālat al-ghufrān o " Epistola del perdono ") l'Asín si era richiamato come a un precedente ispiratore e quasi a un possibile modello di Dante.
Sulle orme di Asín, il letterato siriano Qustākï al-Himsï pubblicò negli anni 1927-28, nella " Rivista dell'Accademia Araba " di Damasco, una serie di articoli sulle presunte analogie fra la citata Epistola e la Commedia, concludendo perentoriamente per una diretta, supina dipendenza di questa da quella (cfr. F. Gabrieli, La Risālat al-ghufrān e la moderna critica orientale, in " Atti Accademia Torino " LXIV [1929] 161-179).