Siria
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(XXXI, p. 885; App. I, p. 1006; II, ii, p. 835; III, ii, p. 753; IV, iii, p. 340; V, iv, p. 783)
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Popolazione
Al censimento del 1993 la popolazione era di 13.812.284 ab., mentre secondo le stime più recenti (1998) supera i 15 milioni, compresi i nomadi e circa 300.000 profughi palestinesi. Gli sforzi fatti dallo Stato per trattenere la popolazione nelle aree rurali (tra cui il progetto per l'elettrificazione dei villaggi) hanno dato i loro frutti e il processo di urbanizzazione (che interessava la metà della popolazione nel 1993) ha manifestato, negli ultimi anni, un certo rallentamento. La distribuzione della popolazione rimane tuttavia alquanto squilibrata e a Damasco (la cui area urbana ospita oggi oltre 2,5 milioni di ab.), alle grandi oasi, ai bacini irrigui del versante interno dei rilievi della regione costiera e della valle dell'Eufrate si contrappone un'alta percentuale di territorio che risulta del tutto disabitato o popolato soltanto saltuariamente da nomadi.
Condizioni economiche
Malgrado il processo di liberalizzazione economica avviato negli anni Novanta, la situazione è rimasta sostanzialmente inalterata: ciò è dipeso soprattutto dal fatto che la riconversione è stata affrontata in maniera troppo prudente, mentre sarebbero state necessarie riforme più radicali. Inoltre, il regime ha esitato a portare avanti i processi di riforma, non essendo certo di poterne controllare le conseguenze sociali e politiche. E così gli effetti della legge del 1991 sugli investimenti stranieri hanno tardato a farsi sentire, e su circa 6,5 miliardi di dollari di progetti approvati solo una piccola percentuale è stata messa in opera, specie nei settori tessile e agroalimentare. Tra i riscontri positivi del nuovo corso economico va ricordata la fine delle ristrettezze del mercato interno, che tuttavia non ha modificato le gravi carenze del settore pubblico, né è riuscita a contenere la pauperizzazione della maggior parte della popolazione.
Per quanto riguarda le attività produttive, l'agricoltura conserva un ruolo fondamentale nell'economia siriana (occupando oltre un quarto della popolazione attiva e contribuendo in proporzione di poco inferiore alla formazione del PIL). Le colture più diffuse sono quelle dei cereali (grano, 40,7 milioni di q nel 1998; orzo, 8,5 milioni di q), del cotone, del tabacco, dell'olivo. L'allevamento riguarda soprattutto gli ovini (14 milioni di capi nel 1998).
Con una produzione annuale di circa 30 milioni di t, il petrolio assicura il 60% delle esportazioni e 1,5 miliardi di dollari di divise; negli ultimi cinque anni tuttavia molte imprese straniere operanti nel settore si sono disimpegnate e oggi solo tre restano operanti nel paese (la Shell, la Elf-Aquitania e la Tullow Oil). Per il futuro la S. conta molto sullo sfruttamento delle riserve di gas naturale di Ḥums e di Palmira, da cui attualmente si estraggono 4410 milioni di m³. Sempre nel comparto estrattivo altre importanti risorse sono rappresentate dai fosfati (2 milioni di t nel 1996), dall'asfalto naturale (260.000 t) e dal salgemma (111.000 t). Il settore secondario rimane ancora alquanto debole: le industrie manifatturiere impiegano il 14% della popolazione attiva e lavorano soprattutto per il mercato interno; solo l'industria tessile e quella petrolchimica forniscono prodotti per l'esportazione.
La difficile posizione politica della S., le tensioni esistenti con la Turchia, l'Iraq e Israele e il suo isolamento nei confronti dei paesi occidentali non favoriscono certamente il commercio estero. La recente alleanza tra la Turchia e Israele ha spinto il paese verso una rapida normalizzazione delle relazioni con l'Iraq e nel giugno 1997 è stata riaperta la frontiera (chiusa dal 1982; v. oltre: Storia), sono stati firmati contratti commerciali e si prospetta la riapertura dell'oleodotto che porta il petrolio iracheno a Bāniyās sulla costa mediterranea.
bibliografia
Contemporary Syria. Liberalization between cold war and cold peace, ed. E. Kienle, London 1994.
V. Perthes, The political economy of Syria under Assad, London 1995.
A.-M. Bianquis, J.-C. David, Réseaux et territoires urbains en Syrie, in L'information géographique, 1996, pp. 89-102.
Storia
di Guido Valabrega
Il tentativo messo in atto dalla S. in occasione della Conferenza di Madrid (1991) di coordinare le posizioni dei diversi paesi arabi, nell'intento di raggiungere un accordo a livello regionale sulla questione palestinese, andò incontro di fatto a un fallimento. La posizione della S., infatti, da sempre favorevole a una collocazione del problema palestinese all'interno di una più generale riconsiderazione dell'assetto geopolitico dell'area medio-orientale, non riuscì a contrastare la tendenza a un frazionamento della trattativa e al prevalere delle consultazioni bilaterali tra Israele e gli altri interlocutori. Su tale evoluzione della trattativa influì anche la sconfitta di G. Bush, in cui il presidente Ḥāfiẓ al-Asad aveva trovato un interlocutore affidabile che lo aveva convinto a portare per la prima volta la S. al tavolo di un negoziato con Israele. La disponibilità della S. si dimostrò anche nel consentire, nell'aprile del 1992, la libertà di espatrio ai cittadini siriani di origine ebraica. Ma la dichiarazione di principi israelo-palestinese del 1993 e il trattato di pace fra Israele e la Giordania del 1994 isolarono Damasco, indebolendone le posizioni nelle trattative per il ritiro israeliano dal Golan. La situazione sembrò migliorare nel corso del 1995, quando si giunse, dopo una cauta dichiarazione del ministro degli Esteri israeliano, Sh. Peres, favorevole alla restituzione delle alture del Golan, a formulare un'ipotesi di intesa che prevedeva, da parte siriana, una smilitarizzazione delle aree di confine. Anche il problema del ritiro dalla 'striscia di sicurezza' lungo il confine libanese parve avviarsi a soluzione, fatto che avrebbe avuto notevoli risultati distensivi, considerato il persistere dell'egemonia di Damasco su Beirut.
La crisi e il blocco determinatisi sul cammino della pace con l'avvento al governo di Israele della destra di B. Netanyahu risospinsero però inevitabilmente la S. verso le posizioni intransigenti di un tempo, tanto più che un rapporto del 1996, elaborato dai servizi segreti israeliani e divulgato dalla stampa nel dicembre 1997, che diffondeva false notizie sulle intenzioni siriane, gettava una luce negativa tanto sul governo di destra, poco incline alla ripresa dei contatti, quanto sulla sincerità degli intenti del precedente ministero laburista.
In questo clima mutato non suscitò stupore che Damasco, anche per controbilanciare l'attivismo militare ed economico della Turchia, particolarmente minaccioso per il consolidarsi delle intese politico-militari con Israele, decidesse la riapertura, dopo un quindicennio, della frontiera con l'Iraq (2 giugno 1997). Nel corso del 1998, per tentare di contenere le pressioni di Ankara (tra i due paesi era in atto un contenzioso per l'utilizzazione delle acque del Tigri e dell'Eufrate), Damasco diede segni di disponibilità chiudendo l'Accademia militare curda e allontanando dal paese Abdullah 'Apo' Ocalan, capo del Partito dei lavoratori del Kurdistān (PKK), da tempo ospitato come esule. Sul fronte delle relazioni con Israele, le insistenze statunitensi portarono a una ripresa dei contatti con l'obiettivo di risolvere i numerosi punti di conflitto. Innanzitutto la questione del Golan, di cui il nuovo governo israeliano di E. Barak prevedeva la restituzione alla S., e inoltre i controversi e irrisolti problemi relativi alla sicurezza e alle risorse idriche. Gli incontri tenutisi a Shepherdstown (West Virginia) nel gennaio 2000 dimostrarono tuttavia le permanenti difficoltà del negoziato. La situazione interna della S. rimaneva sostanzialmente stabile come confermarono le elezioni legislative del 1994 e del 1998 che fecero registrare la consueta vittoria del Fronte nazionale progressista.
bibliografia
S. Mardam Bey, Syria's quest for independence, Reading 1994.
A. Shlaim, War and peace in the Middle East. A concise history, New York 1995².
U. Davis, Citizenship and the state. A comparative study of citizenship legislation in Israel, Jordan, Palestine, Syria and Lebanon, Reading 1997.