Sistan Regione dell’Iran orientale e dell’Afghanistan sud-occidentale (30.000 km2 ca.). È un territorio endoreico, arido, a vegetazione steppica, in parte occupato da laghi (in Iran il Lago Helmand) che durante la stagione asciutta si riducono a paludi salate. Nonostante l’instabilità della rete idrografica e nonostante la presenza da giugno a settembre di forti venti che provocano vere tempeste di sabbia, il S. in epoca antica era una regione molto prospera, grazie a numerose opere idrauliche che furono distrutte dai Mongoli nel 14° secolo. Oggi sono coltivati frumento, mais, orzo e cotone dagli abitanti dei rari villaggi lungo i fiumi.
Il S. corrisponde all’antica Drangiana, e ha tratto il nome medievale e moderno dall’invasione dei Saci (Sakastān, Sigistān, Sīstān), penetrati attorno al 128 a.C. Il Sigistān noto ai geografi arabi medievali e alla tradizione epico-storica iranica abbraccia però una superficie assai più vasta degli attuali S. persiano e afgano sommati insieme estendendosi soprattutto a oriente, in pieno attuale Afghanistan. Esso fece parte dell’impero sasanide, e, a partire dal 7° sec., di quello arabo-musulmano. In quest’ultimo ebbe poi autonomia politica con varie dinastie, tra cui quella dei Saffaridi (9° sec.). Nel 17° sec., alla caduta della dinastia ṣafavide, che aveva unificato la Persia, il S. fu disputato fra Persiani e Afgani, e diviso nel 1872 fra i due paesi da una Commissione arbitrale inglese.