Spedizione garibaldina che, abbattendo il Regno delle Due Sicilie, diede la spinta decisiva alla formazione dell’unità d’Italia. Il primo ideatore dell’impresa, F. Crispi, propose la spedizione a G. Garibaldi, che accettò di capitanarla a condizione che il terreno fosse preparato da una rivolta in Sicilia. Il 4 aprile 1860 insorse a Palermo F. Riso e la rivolta, domata in città, continuò a serpeggiare nelle campagne. I Mille (esattamente 1084) partirono da Quarto, presso Genova, il 5 maggio 1860 (fig.), su due piroscafi, il Piemonte e il Lombardo, appartenenti alla compagnia Rubattino. Prelevarono munizioni da Talamone e, sbarcati a Marsala (11 maggio), giunsero a Salemi dove Garibaldi assunse la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II e decretò la coscrizione obbligatoria. Sconfitte le truppe borboniche a Calatafimi, i garibaldini raggiunsero e occuparono Palermo (27-29 maggio). Frattanto Cavour, dopo i primi successi di Garibaldi, da una parte tenne a bada la diplomazia europea, dall’altra accelerò l’invio di soccorsi in Sicilia, premen;do però per una sollecita proclamazione dell’annessione al regno di Vittorio Emanuele. Caduta Palermo, re Francesco II promise una Costituzione a Napoli e l’autonomia alla Sicilia, e inviò una missione a Torino per un’alleanza con il Piemonte. Ma Garibaldi vinse ancora a Milazzo (20 luglio) e cacciò i borbonici da quasi tutta l’isola; varcato quindi lo stretto, mentre l’esercito borbonico si dissolveva e la Basilicata e la Calabria insorgevano, avanzò verso Napoli dove entrò il 7 settembre. Cavour, che vedeva scosso il prestigio della monarchia dal compimento dell’unità per opera delle sole forze garibaldine, decise l’intervento regio: l’esercito piemontese invase le Marche e l’Umbria ed entrò nel Regno di Napoli dagli Abruzzi. La battaglia decisiva avvenne sul Volturno. Il 26 ottobre Garibaldi incontrò il re a Teano, entrò quindi con lui a Napoli e depose nelle sue mani la dittatura.