vigile, stato In neurofisiologia, condizione di completa presenza a sé stessi e all’ambiente. Questo stato è dovuto all’azione del cosiddetto sistema attivante, costituito dalla sostanza reticolare ascendente e da altre formazioni dislocate nell’ipotalamo posteriore. Il sistema è attivato dai messaggi che gli provengono dal mondo esterno, attraverso gli impulsi sensoriali e sensitivi delle varie categorie di recettori (esterocettori, propriocettori, enterocettori), e da quello interno, cioè dalla corteccia cerebrale, tramite le vie corticoreticolari e, al di fuori dei circuiti neuronali, per via umorale da sostanze di natura ormonale (adrenalina) o chimica (anidride carbonica). Il sistema attivante proietta l’azione dinamogena di questi messaggi sul diencefalo e sul telencefalo, invertendo in tal modo le funzioni corticali; la sua azione, però, si riversa anche su altre attività, su quelle di moto e su quelle vegetative. Il collegamento del sistema attivante sia con fattori esterni all’organismo sia con fattori interni spiega come lo stato v. non sia uniforme in tutto il corso della giornata, come esso non sia riportabile a uno stato fisiologico e psichico assoluto, ma come, in rapporto alle richieste, alle sollecitazioni e alle stimolazioni cui il soggetto è sottoposto, fluttui in misura considerevole, comprendendo una gamma assai estesa di livelli di efficienza (veglia diffusa, veglia attenta; stati di eccitazione e di emozione intensa).