Europa, storia dell'
Un vecchio continente proiettato nel futuro
Il termine Europa è stato coniato dal poeta greco Esiodo (8°-7° secolo a.C.) e fu usato originariamente per indicare l'area in cui ebbe a svilupparsi la civiltà greca. L'Europa che noi oggi conosciamo è, non solo dal punto di vista geografico ed etnico, ma anche e soprattutto da quello culturale, religioso, sociale e politico, il frutto di una lunga e complessa vicenda storica, la quale ha visto i confini dello stesso continente subire variazioni di enorme importanza ancora ai nostri giorni
Si ritiene che i primi insediamenti umani, provenienti dall'Africa, risalgano a poco meno di 1 milione di anni fa. Le prime forme di civiltà fecero la loro comparsa nel Paleolitico, oltre 20.000 anni prima della nascita di Cristo. A partire dal 7° millennio circa iniziò in Grecia l'agricoltura, introdotta dall'Egitto e dall'Asia Minore. Nel 3°-2° millennio si ebbe l'insediamento di popolazioni indoeuropee. Mentre i Celti si stanziarono nell'area centro-settentrionale, in Grecia ebbe inizio nell'Età del Bronzo quella che è stata la prima grande civiltà europea.
La genesi di una specifica identità europea è da ricondursi, infatti, alla Grecia antica, la cui civiltà ebbe il suo culmine nei secoli 5° e 4° a.C. e dove si consolidò la coscienza di una realtà di popoli legati da cultura, costumi e istituzioni che si contrapponevano a quelle dei 'barbari' Asiatici. Questa contrapposizione venne fortemente attenuata alla fine del 4° secolo dalle conquiste in Asia di Alessandro Magno, che mirò a un incontro e amalgama delle due parti.
Il disegno di Alessandro Magno trovò la sua più compiuta realizzazione per opera di Roma, quando questa, a partire dal 2° secolo a.C., iniziò l'espansione che avrebbe portato alla formazione del suo grande Impero, il quale diffuse la civiltà romana, oltre che nel continente europeo, in Africa e in Asia. Una tale opera di universalizzazione delle istituzioni romane ebbe come nuclei consapevoli della loro originalità e superiorità l'Italia e il bacino culturale greco-latino, di fronte ai quali i popoli diversi ed estranei restavano barbari. Questo impianto politico e culturale venne a essere modificato qualitativamente nel 3° secolo d.C., quando l'Impero andò sempre più spostando il suo baricentro verso Oriente, e soprattutto nei secoli 4° e 5°, in seguito sia alla diffusione del cristianesimo e al suo divenire religione ufficiale dell'Impero sia alle invasioni barbariche. Queste determinarono nel 476 il crollo dell'Impero d'Occidente e la formazione dei regni romano-barbarici, i quali diedero il volto alla nuova Europa sulla base dell'incontro tra eredità culturale romana, primato politico-militare dell'elemento barbarico e ruolo spirituale e civile dominante della Chiesa cattolica. Furono le invasioni barbariche a sanzionare la divisione del continente in un'area romano-germanica occidentale e un'area orientale dominata dall'Impero bizantino greco-ortodosso.
Nella sua dirompente espansione a partire dall'8° secolo l'Islam penetrò profondamente in Spagna, in Sicilia e nelle regioni orientali del continente. La lotta contro il nemico islamico contribuì a rafforzare tra il 9° e il 14° secolo l'identità europea intorno all'idea di un'Europa cristiana, avente il suo centro nel Sacro Romano Impero e nel papato.
L'avanzata dell'Impero ottomano a Oriente, culminata nel 1453 nella conquista di Costantinopoli, vedeva l'Europa sempre più impegnata nella conversione al cristianesimo delle popolazioni orientali e nelle guerre contro i musulmani, che ebbero i momenti più significativi nelle crociate per liberare la Terra Santa (secoli 11°-13°) e nella riconquista della Spagna (1492).
Tra il 15° e il 18° secolo andò affermandosi sempre più decisamente la centralità dell'Europa rispetto al resto del mondo, configuratasi altresì come superiorità scientifica, tecnologica e militare. Il 15° e il 16° furono i secoli dell'età dell'Umanesimo e del Rinascimento, con una straordinaria fioritura culturale; delle grandi scoperte geografiche che portarono alla costituzione di immensi imperi coloniali; dell'affermazione dei grandi Stati nazionali occidentali (Spagna, Francia, Inghilterra) e dell'assolutismo monarchico; della rottura nel 1517 dell'unità cristiana con la costituzione di un'Europa protestante e di un'Europa cattolica contrapposte (Riforma).
Il Seicento fu il secolo della rivoluzione scientifica, che gettò le basi durature della fede nel progresso, dell'affermarsi in Olanda e Inghilterra delle istituzioni liberali e delle idee di libertà politica, civile e religiosa e dell'inizio dell'europeizzazione della Russia.
Nel Settecento la cultura europea trovò nella diffusione dell'Illuminismo, basato sulla fiducia nei lumi della ragione umana, un elemento unificante. Nei maggiori Stati dell'Europa continentale si sviluppò a opera di grandi sovrani (i despoti illuminati) un movimento di riforma teso a rinnovare le istituzioni, facendo valere l'autonomia dello Stato dalla Chiesa secondo principi di laicità, promuovendo l'istruzione pubblica, favorendo la tolleranza religiosa. Nella seconda metà del secolo nell'Inghilterra liberale e capitalistica ebbe inizio la grande modernizzazione economica con la rivoluzione industriale guidata dalla borghesia e resa possibile anzitutto dalla macchina a vapore.
La Rivoluzione francese iniziata nel 1789 portò alla distruzione degli antichi regimi, retti da monarchie assolute e fondati sui privilegi della nobiltà, e all'ascesa politica della borghesia, aprendo un periodo di scontro epocale tra la Francia prima rivoluzionaria e poi napoleonica da una parte e l'Inghilterra e le potenze controrivoluzionarie continentali dall'altra, conclusosi nel 1815 con il crollo dell'Impero napoleonico.
Il periodo che corre dalla caduta dell'Impero napoleonico al primo decennio del Novecento vide Gran Bretagna, Francia, Russia, e a partire dal 1870 Germania, dominare gran parte del mondo, con la sola eccezione degli Stati Uniti. L'industria europea costituì il nucleo dinamico dello sviluppo economico; le istituzioni liberali e i principi di democrazia si diffusero e i movimenti nazionali portarono all'unificazione dell'Italia nel 1860 e della Germania nel 1870; le masse lavoratrici si organizzarono sotto la guida dei partiti e dei sindacati socialisti; infine si dispiegò il conflitto tra rivoluzionari e riformisti, antidemocratici e democratici, imperialisti e antimperialisti. L'Europa fu allora il centro del processo di modernizzazione, segnato però da aspri conflitti politici e sociali tra le classi e da grandi rivalità tra le potenze che esplosero nel 1914 con lo scoppio della Prima guerra mondiale.
Tra le due devastanti guerre mondiali (1914-45) l'Europa andò incontro a una crisi via via più profonda. Le maggiori potenze si dimostrarono incapaci di preservare l'ordine internazionale e la pace. Il comunismo russo, il fascismo italiano, il nazismo tedesco gettarono il continente in una guerra civile continentale. Dopo infiniti orrori e violenze culminati nello sterminio degli Ebrei a opera dei nazisti e dei nemici di classe nell'Unione Sovietica, la crisi trovò il suo epilogo nel 1945 con la sconfitta delle potenze totalitarie fasciste, la scomparsa della Gran Bretagna e della Francia dal novero delle potenze mondiali, la divisione dell'Europa tra una zona occidentale sottoposta all'egemonia americana e una zona orientale soggetta al dominio sovietico nel quadro della guerra fredda. Questa divisione durò fino al crollo dei regimi comunisti dell'Europa dell'Est nel 1989 e alla dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991.
Una svolta storica ha costituito il processo graduale di integrazione economica e politica dell'Europa a partire dal 1949, che ha portato nel 1957 alla Comunità economica e nel 1993 all'Unione europea, giunta agli inizi del 21° secolo a comprendere 25 Stati.