Cina, storia della
Un paese enorme, un'antichissima civiltà
La civiltà cinese è una delle più antiche del mondo: già tra il 3° e il 2° millennio a.C. governavano sulla Cina le prime dinastie di regnanti. Nel 221 a.C. la dinastia Qin ha realizzato l'unificazione di questo immenso paese: da allora fino all'inizio del 20° secolo, la Cina è stata un vasto impero unitario caratterizzato da periodi di splendore e di decadenza. Un importante elemento unificatore fu la lingua, il cinese mandarino, la cui origine si perde nella notte dei tempi: secondo alcuni studiosi era diffusa già nel 5° millennio a.C. Dal 1949 la Cina è un paese comunista. Ai nostri giorni sta vivendo una forte crescita economica di tipo capitalistico che la vede competere con i più ricchi paesi del mondo, Stati Uniti compresi
La storia più antica della Cina è nota con il nome di epoca delle tre dinastie: dal 2200 a.C. al 221 a.C., infatti, si sarebbero succedute al governo della Cina tre dinastie ereditarie: Xia, Shang e Zhou. Ma le testimonianze su questo periodo sono pochissime e nulla quasi si conosce sui primi governanti della Cina e sulla loro reale esistenza. Gli storici, quando studiano periodi tanto lontani, spesso brancolano nel buio perché non possiedono documenti e testimonianze; nel caso della Cina le prime testimonianze certe di quest'epoca antichissima sono gli scavi archeologici che riguardano la dinastia di mezzo, la dinastia Shang, andata al potere intorno alla metà del 2° millennio.
Tutta questa lunghissima fase della storia cinese si caratterizza per lo sviluppo dell'agricoltura, l'invenzione della scrittura e un'organizzazione dello Stato sempre più complessa. Punto di forza dell'impero, dalla sua fondazione fino al crollo all'inizio del 20° secolo, saranno i contadini, base della produzione agricola e della potenza militare.
Nella Cina arcaica, come in molte altre civiltà europee e non, i gruppi sociali privilegiati erano le aristocrazie militari: il potere statale si fondava sui legami di parentela e sui rapporti diretti e personali stabiliti dal sovrano con i capi militari più importanti. Un po' come sarebbe avvenuto in Europa con il feudalesimo.
La scrittura cinese è vecchia almeno 3.500 anni, o addirittura 7.500! Quello che è certo è che esiste una testimonianza della scrittura cinese di epoca Shang: sono iscrizioni su ossa di animali e su corazze di tartarughe. La scrittura cinese non è alfabetica, come la nostra, ma è costituita da caratteri indipendenti. Alcuni di questi caratteri sono il disegno stilizzato di un oggetto; altri sono ideogrammi, cioè rappresentano e descrivono un oggetto: per esempio il disegno donna + il disegno figlio = buono, amare.
La caratteristica più originale di questo sistema di scrittura è che la lingua scritta risulta del tutto indipendente dalla sua pronuncia, ossia dalla lingua parlata. I caratteri possono anche essere pronunciati diversamente ma mantengono comunque il loro significato: casa rimane casa comunque la si pronunci e sette rimane sette. Ma come può succedere? Perché i caratteri cinesi funzionano come i numeri nelle lingue europee. Il simbolo 7 per gli italiani è sette, per i tedeschi sieben, per gli inglesi seven, ma per tutti significa la stessa cosa. Grazie a queste caratteristiche la lingua scritta cinese diventò un incredibile strumento di unificazione per un popolo che era sparso in un territorio vastissimo dove si parlavano moltissimi dialetti.
Nel 5° secolo a.C. cominciò in Cina un periodo di disgregazione e di lotte politiche conosciuto come l'epoca degli Stati combattenti: in questa fase i diversi regni cinesi si combatterono con l'obiettivo di ottenere la supremazia sugli altri.
Durante tale periodo visse Confucio. Secondo la sua dottrina l'umanità viveva allora una profonda crisi sociale e spirituale dalla quale si poteva uscire solo attraverso la pratica della virtù e dello studio. Confucio insegnava il rispetto di alcune virtù fondamentali che si ispiravano alla lealtà, all'umanità, alla benevolenza, alla reciprocità, come insegna la massima "non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te". Il pensiero di Confucio ha influenzato e influenza tuttora fortemente la società cinese.
Alla fine della fase più arcaica della storia cinese si verificò una svolta fondamentale nella lunga storia di questo paese: l'unificazione imperiale (221 a.C.). Ying Zheng si autoproclamò primo imperatore (Qin Shi Huangdi), cioè quasi una divinità, e lasciò un'impronta indelebile nella storia cinese. L'obiettivo principale del suo governo era quello di dare un'organizzazione unitaria al suo vasto impero: dalla capitale ai confini del suo regno unico doveva essere l'esercito e uniche la legge, la burocrazia, la moneta, l'unità di misura e la scrittura.
Durante il regno di Ying Zheng furono proseguiti i lavori di costruzione della Grande Muraglia, un muro fortificato di oltre cinquemila chilometri lungo la frontiera settentrionale del paese. Alla sua morte la dinastia Qin si estinse ma lasciò in eredità al paese il suo nome attuale, Cina.
Tra il 3° e il 6°-7° secolo d.C. lo Stato cinese si frammentò. Il declino delle istituzioni imperiali lasciò spazio alla diffusione di nuove ideologie e religioni: in Cina si diffuse il buddismo, con il suo spirito fortemente antipolitico. Nel 589, dopo oltre tre secoli e mezzo di divisioni, l'impero cinese si riunificava sotto nuove dinastie che seppero dare rinnovato splendore alla civiltà cinese.
In questo periodo furono istituiti i cosiddetti esami imperiali, che consentivano l'accesso alla carriera amministrativa solo agli intellettuali più capaci e raffinati (artigiani e mercanti non erano ammessi). In questo modo gli imperatori potevano regolare dal centro il reclutamento di tutti i funzionari dell'impero, anche di quelli destinati alle province più lontane. Questo sistema si perfezionò nei secoli successivi e confermò la preminenza delle classi colte nella società cinese.
Nella Cina imperiale la ricerca scientifica e tecnologica era molto avanzata. Erano gli stessi imperatori a promuovere gli studi scientifici, consapevoli dell'importanza della tecnica nel progresso militare, economico e agricolo.
Tra il 2° secolo a.C. e il 1° d.C. i Cinesi perfezionarono l'arte della fabbricazione della carta; nell'11° secolo erano già attestate nella navigazione le bussole magnetiche; la polvere da sparo, infine, fu utilizzata sui campi da battaglia in Asia molto prima che in Europa. Nell'11° secolo venivano già presentate agli imperatori le prime armi da fuoco dai nomi roboanti: palle di fuoco, catapulte tuonanti, tuoni che scuotono il cielo.
Nel 13° secolo i Mongoli, guidati da Genghis Can e dai suoi successori, dilagarono in Cina e fondarono nuove dinastie: era la prima volta che degli stranieri, dei 'barbari' riuscivano a sottomettere tutto il vasto territorio della Cina, emarginando dal potere le dinastie nazionali cinesi. Dilagando in tutta l'Asia centrale Genghis Can e i suoi successori erano riusciti a creare un vasto impero unitario che facilitò gli scambi commerciali con l'Europa: il veneziano Marco Polo raggiunse Pechino in questo periodo e rimase incantato dallo splendore della civiltà cinese.
Dopo la cacciata dei Mongoli, fu fondata una nuova dinastia, i Ming (1368-1644). Il fondatore proveniva da una famiglia di contadini poveri: i suoi obiettivi furono l'espansione produttiva dell'agricoltura e il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini. Appezzamenti da coltivare furono distribuiti ai contadini senza terra, mentre si diversificò e sviluppò la produzione delle colture tipiche del paese: tè, cotone, bambù, seta, nuove qualità di riso. Durante l'epoca Ming i Cinesi si chiusero sempre più verso il mondo esterno esaltando i valori della loro cultura tradizionale.
L'ultima dinastia imperiale della Cina, quella dei Qing (1644-1911), proveniva dalla Manciuria, una regione ai confini nordorientali del paese. Era dunque una dinastia straniera. Una volta insediati sul seggio imperiale i Mancesi mantennero nelle loro cariche i funzionari cinesi avviando una tentativo di collaborazione tra i due popoli. Ma la paura dei Mancesi di venire assimilati e di subire l'influenza della millenaria e raffinata cultura cinese li spinse a prendere un provvedimento che, seppure esteriore, doveva servire a ricordare ai Cinesi chi fossero i veri padroni. A tutti i sudditi maschi dell'impero fu infatti imposto di adottare un'acconciatura tipica della Manciuria: la rasatura della parte anteriore del cranio e il codino.
Durante l'epoca Qing si verificò un importante aumento della popolazione, dovuto anche ai progressi nella produzione agricola; si estese il dominio dell'impero in Asia centrale a spese della potenza russa; fu sottomesso definitivamente il Tibet (1759).
Permaneva lo stato di isolamento della Cina; gli imperatori volevano evitare qualsiasi processo di modernizzazione, conservando intatto lo spirito millenario della loro civiltà. Ma le potenze occidentali, Gran Bretagna in testa, stavano accerchiando il paese e la loro penetrazione commerciale, militare e culturale avrebbe investito il millenario impero come un ciclone.
Nel corso dell'Ottocento la Cina fu scossa da una grave crisi con molte facce. Il malcontento sociale esplose nella rivolta dei Taiping, che per circa quarant'anni attraversò il paese: i ribelli chiedevano una redistribuzione delle terre ma alla fine furono violentemente repressi. Nel paese, infatti, erano andate sempre più peggiorando le condizioni di vita dei contadini, tartassati dalle imposte agricole.
Molto più grave fu lo scontro con le potenze europee lanciate in una sorta di gara per la spartizione della Cina. Dopo lo scontro con la Gran Bretagna (1839-42) nella guerra dell'oppio, la Cina fu costretta a cedere Hongkong che le sarebbe stata restituita solo nel 1997. A quel tempo i Cinesi facevano largo uso dell'oppio, una droga che veniva introdotta di nascosto nel paese e dal cui traffico la Gran Bretagna si arricchiva. Sconfitti nella guerra, i Cinesi furono costretti ad aprire i loro porti agli stranieri.
Nel 1900 scoppiò una nuova sommossa, nota in Occidente con il nome di rivolta dei Boxers; gli insorti si ribellavano contro le umiliazioni imposte alla Cina dagli stranieri. Ma fu proprio un contingente internazionale a sconfiggere i rivoltosi imponendo alla Cina forti limitazioni della sua sovranità.
Nel 1911 l'antichissimo impero cinese fu abbattuto da una rivoluzione democratica guidata da Sun Yat-sen, un medico cantonese che da anni si batteva per la rinascita nazionale del paese e la creazione di una repubblica fondata sui "tre principi del popolo": nazionalità, democrazia, benessere.
Nei primi decenni del Novecento la Cina fu lacerata da una lunga e sanguinosa guerra civile tra nazionalisti guidati da Chiang Kai-shek e comunisti. Le continue umiliazioni delle grandi potenze occidentali ai danni della Cina avevano ridestato nel paese l'agitazione dei nazionalisti, che intendevano riportare la Cina al suo ruolo di grande potenza regionale in Asia frenando l'espansione giapponese. Cresceva intanto nel paese il peso politico dei comunisti di Mao Zedong. Influenzato dall'esempio della Rivoluzione russa, ma deciso a impostare la sua strategia rivoluzionaria sulle specificità della società cinese, Mao individuò nei contadini, duramente oppressi, i protagonisti del processo rivoluzionario.
Nel 1934, accerchiati dai nazionalisti nel Sud, i comunisti di Mao intrapresero una marcia all'interno del paese di circa 10.000 km, passata alla storia con il nome di Lunga marcia. Dopo una breve tregua una nuova lotta civile tra nazionalisti e comunisti si concluse con la vittoria di Mao Zedong: il 1° ottobre 1949 nasceva così la Repubblica popolare cinese. I nazionalisti, sconfitti, si ritirarono sull'isola di Formosa (Taiwan) e proclamarono un repubblica indipendente dalla madrepatria.
I primi provvedimenti di Mao Zedong furono la distribuzione di terra ai contadini e la nazionalizzazione delle banche e delle industrie. L'iniziativa privata fu dapprima scoraggiata e poi praticamente proibita. Sotto la dittatura del Partito comunista, la Cina si avviava a diventare il più popoloso Stato comunista del mondo, trasformandosi, da preda degli Stati coloniali europei, in una grande potenza.
Nell'ottobre 1950 la Cina invase la capitale del Tibet riaffermando la sua sovranità sulla regione e costringendo il Dalai Lama a fuggire. La pratica religiosa buddista fu vietata.
Dopo la morte di Mao (1976) furono avviate alcune riforme economiche e riammessa gradualmente la proprietà privata, ma rimase incontrastato il potere del Partito comunista. Nell'aprile 1989 decine di migliaia di giovani e studenti occuparono il centro di Pechino chiedendo riforme democratiche. Dopo giornate di grande tensione tra il 4 e il 5 giugno scattò la repressione: i carri armati arrivarono in piazza Tian An Men, travolsero gli studenti e fecero oltre un migliaio di vittime.
Nei primi anni del 21° secolo, in seguito alle riforme economiche avviate nel paese, le relazioni tra Cina e Stati Uniti hanno conosciuto un netto miglioramento, dopo il lungo gelo seguito alla nascita della Repubblica popolare.