India, storia della
La democrazia più popolosa del mondo
Sede di antichissime civiltà, l'India è stata per gran parte della sua storia un paese profondamente frammentato e continuamente esposto all'invasione e all'occupazione di popoli stranieri. Essa fu in ampia misura unificata negli Imperi dei Maurya e dei Gupta, nel sultanato di Delhi e nell'Impero moghul. Cadde quindi sotto il dominio britannico a partire dalla seconda metà del 18° secolo e raggiunse l'indipendenza nel 1947, sotto la leadership di una delle più grandi personalità del Novecento: Gandhi. Da allora è un paese segnato da profonde contraddizioni e da laceranti tensioni, ma, nonostante la sua perdurante arretratezza, sembra ormai proiettato verso un'epoca di intenso sviluppo
Abitato sin da epoche remote, il subcontinente indiano fu sede della fiorente civiltà della valle dell'Indo, che si sviluppò a partire dal 3° millennio a.C. nella parte nordoccidentale del paese. Essa tramontò intorno alla metà del 2° millennio a.C., quando si fecero più profonde le incursioni delle popolazioni indo-ariane provenienti dall'Asia centrale, che dalla pianura del Gange si spinsero nei secoli successivi fino al Bengala e alla penisola del Deccan. Originariamente seminomadi, queste popolazioni diedero vita alle prime formazioni politiche dell'India antica. È in tale contesto che si svilupparono gradualmente l'induismo e il sistema delle caste. Le dottrine del buddismo e del giainismo sorsero più tardi, nel 6°-5° secolo a.C.
Per diversi secoli l'India rimase frammentata ed esposta alle invasioni straniere, tra cui quelle dei Persiani con Dario I (6°-5° secolo) e poi dei Greci con Alessandro Magno (4° secolo). Essa fu in gran parte unificata per la prima volta tra il 4° e il 2° secolo a.C. dalla dinastia dei Maurya, che ebbe in Asoka (morto nel 232 a.C.) il suo più grande sovrano e fece del buddismo la religione dello Stato. L'Impero dei Maurya si dissolse al principio del 2° secolo a.C. e l'India tornò a frammentarsi in una serie di regni minori e a essere meta di incursioni straniere, che in alcuni casi diedero vita a durature dominazioni. Tra il 4° e il 6° secolo d.C. si affermò infine l'Impero dei Gupta, che nel periodo della sua massima potenza si estese su tutta l'India settentrionale. L'Impero gupta fu presto minato da conflitti interni e da nuove invasioni. Con esso, tuttavia, la civiltà indiana raggiunse un grande splendore e l'induismo finì per imporsi definitivamente sul buddismo come religione dominante del paese.
Alla dissoluzione dell'Impero dei Gupta seguì un periodo di instabilità, durante il quale sorsero e tramontarono diverse formazioni politiche spesso in contrasto tra loro. Una svolta importante si ebbe con la conquista musulmana. Essa cominciò nell'8° secolo, quando gli Arabi iniziarono a stabilirsi nella valle dell'Indo. Ma divenne un fattore di effettiva trasformazione degli equilibri dell'India soltanto tra il 12° e il 13° secolo, quando la dinastia musulmana dei Guridi, affermatasi in precedenza in Afghanistan, penetrò nel subcontinente e fondò il sultanato di Delhi, che giunse a controllare gran parte dell'India settentrionale. Il sultanato, in seguito governato da altre dinastie turche e poi afghane, tra il 13° e il 14° secolo riuscì a sottomettere quasi tutta l'India, con l'eccezione delle regioni meridionali. Troppo vasto per essere governato in modo unitario, esso entrò presto in crisi e tra il 14° e il 15° secolo si frammentò in un'ampia serie di piccoli potentati musulmani di fatto indipendenti, che solo con grandi difficoltà riuscirono a integrarsi con le popolazioni indù.
Nel 16° secolo il sultanato venne conquistato da Babur, discendente di Tamerlano, che penetrò in India e fondò nel 1526 l'Impero dei Moghul. Suo nipote Akbar il Grande (1556-1605) estese l'impero a quasi tutta l'India settentrionale e centrale, gli diede una solida struttura politica e amministrativa e governò mantenendo un'ampia tolleranza verso gli indù. Circa un secolo più tardi, Awrangzeb (1658-1707) riuscì a portare i confini dell'impero sino alle regioni meridionali dell'India. Sotto il suo governo, sempre più ostile agli indù, l'impero tornò però di fatto a disgregarsi in una molteplicità di potentati locali, mentre andava intensificandosi la presenza nel paese delle grandi potenze europee. Esso sopravvisse formalmente fino alla metà del 19° secolo, ma esercitò un potere effettivo soltanto nella provincia di Delhi. Come già il sultanato, l'Impero moghul consolidò l'elemento islamico nel subcontinente indiano, anche se l'induismo rimase la religione prevalente del paese.
Gli inizi della penetrazione europea nel subcontinente indiano risalgono alla fine del Quattrocento, quando i Portoghesi stabilirono i primi insediamenti commerciali nel paese. A essi seguirono gli Olandesi, gli Inglesi e i Francesi, che nel 17° secolo fissarono i propri avamposti attraverso l'opera delle potenti Compagnie delle Indie. Furono tuttavia i Britannici, con la guerra europea dei Sette anni (1756-63), a stabilire definitivamente la propria egemonia sull'India. Nei decenni successivi essi estesero il proprio dominio su gran parte del subcontinente, che fu gradualmente sottratto al controllo della Compagnia delle Indie e sottoposto direttamente all'autorità della Corona e del governo.
Il punto di arrivo di questo processo, durato oltre un secolo, fu la creazione dell'Impero indiano (1876), di cui fu proclamata imperatrice la regina Vittoria. Durante questo lungo periodo la Gran Bretagna introdusse nel paese importanti elementi di modernizzazione economica e sociale, diede impulso ai processi di integrazione tra Britannici e Indiani e concesse loro alcune limitate forme di autogoverno. Lo sfruttamento delle risorse locali, il progressivo sradicamento delle culture tradizionali e il carattere talora brutalmente repressivo del dominio imperiale alimentarono tuttavia crescenti richieste di autonomia, di cui si fecero portavoce i nuovi ceti medi sviluppatisi sotto il dominio britannico.
È in questo nuovo contesto imperiale che maturò il nazionalismo indiano, che ebbe il suo principale punto di riferimento nel Partito del Congresso, fondato nel 1885. Su di esso, però, pesarono sin dal principio le divisioni tra gli indù e i musulmani, che nel 1906 si diedero una propria organizzazione politica con la creazione della Lega musulmana. Nel 1914 l'India partecipò con la Gran Bretagna alla Prima guerra mondiale.
Proprio in quegli anni emerse la più grande figura del nazionalismo indiano, Mohandas Gandhi. Egli divenne il leader del Congresso, riuscì a legare indù e musulmani nella prospettiva dell'indipendenza e contrappose ai metodi terroristici delle frange più radicali del movimento nazionalista il ricorso a forme di lotta ispirate ai principi della non violenza, della resistenza passiva e della disobbedienza civile. Negli anni Venti e Trenta, sotto la sua leadership carismatica, la consistenza del movimento crebbe in modo rilevante. E quando i Britannici, nel 1935, introdussero pur significative riforme nel senso dell'autogoverno, i nazionalisti erano ormai proiettati verso la prospettiva dell'indipendenza. Ripresero peraltro a crescere i contrasti tra indù e musulmani, e iniziò a farsi strada l'idea di dividere in futuro il paese secondo linee religiose e confessionali. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale diede la spinta finale alla lotta per l'indipendenza, che fu infine concessa dalla Gran Bretagna nel 1947. Il paese fu diviso in due Stati (entrambi membri del Commonwealth): l'Unione Indiana, a maggioranza indù, e il Pakistan, a maggioranza musulmana. I Britannici si ritirarono quindi dal paese, che fu sconvolto da gravissimi scontri tra le due comunità e da un esodo di enormi proporzioni tra i due nuovi Stati. In questo quadro Gandhi fu assassinato il 30 gennaio 1948 da un nazionalista indù che si opponeva alla sua politica di conciliazione tra le due comunità.
L'India giunta all'indipendenza era un paese segnato da una drammatica arretratezza, sovrappopolato, povero, ostacolato nel suo stesso sviluppo dal perdurare di secolari tradizioni premoderne. Fu Javaharlal Nehru, leader del Partito del congresso e capo del governo fino al 1964, ad affrontare per primo i suoi gravi problemi economici, sociali, religiosi e politici. Egli dovette innanzitutto procedere all'integrazione nell'Unione Indiana dei vecchi principati che si erano consolidati durante la dominazione coloniale. In molti casi ‒ primo fra tutti quello del Kashmir, dove un sovrano indù governava su una maggioranza musulmana e in relazione al quale si aprì un primo conflitto con il Pakistan (1947- 49) ‒ questa riorganizzazione fu estremamente complessa e pose le premesse di durature tensioni. Sul piano politico e istituzionale nel 1950 fu varata una nuova costituzione che fece del paese una repubblica democratica e federale, con 27 Stati confederati e 6 Territori.
Il terreno più difficile per il governo fu quello della modernizzazione economica e sociale. In questo campo, Nehru avviò un significativo processo di sviluppo economico, controllato in ampia misura dallo Stato. Nello stesso tempo abolì il sistema delle caste (che però sopravvisse nelle aree del paese più legate alla tradizione), introdusse il divorzio e una maggiore eguaglianza di diritti per le donne e affermò principi laici nella vita pubblica. Questi risultati, di grande rilievo, non eliminarono tuttavia la profonda arretratezza del paese. In politica estera, Nehru fu uno dei principali artefici del neutralismo e del non allineamento e ottenne consistenti aiuti sia dai paesi del blocco occidentale sia da quelli socialisti. Egli dovette affrontare però ripetute tensioni con il Pakistan, ma anche con la Repubblica Popolare di Cina, che talora sfociarono in guerra aperta.
Nehru morì nel 1964. Due anni dopo divenne primo ministro sua figlia, Indira Gandhi, che riprese la politica di modernizzazione del padre, varò un'importante riforma agraria, e siglò nel 1971 un trattato di mutua assistenza con l'Unione Sovietica. Nello stesso anno scoppiò una nuova guerra con il Pakistan, che contribuì alla nascita del Bangla Desh.
Nel 1974 l'India divenne una potenza nucleare, facendo esplodere la sua prima bomba atomica. Sempre più osteggiata dai moderati che diedero vita al partito Janata dal, Indira iniziò a governare con metodi autoritari. Sconfitta alle elezioni del 1977, che portarono al potere il Janata dal, ritornò al governo nel 1980, in un quadro di gravi tensioni sociali, etniche e religiose cui contribuirono in modo determinante i due movimenti separatistici (entrambi repressi con la violenza) degli indù di lingua tamil nello Sri Lanka e dei sikh (i seguaci cioè del sikhismo, un movimento religioso che, nato nel 16° secolo, univa elementi indù e musulmani con un spirito riformatore e anticatastale e con connotati militari) nel Panjab. Fu non a caso un sikh ad assassinare Indira Gandhi nell'ottobre 1984. Le successe il figlio Rajiv il quale, già sconfitto alle elezioni del 1989, morì poi in un attentato terroristico messo in atto dal gruppo terrorista delle Tigri tamil nel maggio 1991. Gli subentrò alla guida del Congresso e del governo Narasimha Rao.
Dopo le elezioni del 1996 iniziò una fase di instabilità politica dominata dalla destra induista moderata. Seguì, nel 1998, l'ascesa al potere del partito nazionalista e integralista indù Bharatiya janata party (BJP), che inasprì il contrasto con il Pakistan e le tensioni nel Kashmir. Dopo una nuova vittoria del Congresso alle elezioni del 2004, divenne primo ministro Sonia Gandhi, vedova di Rajiv. Contestata per le sue origini straniere (italiane), Sonia rassegnò subito le dimissioni e le subentrò Manmohan Singh. Sotto il suo governo i contrasti con il Pakistan hanno iniziato a stemperarsi in seguito a un importante accordo siglato dai due paesi nel 2005.
Negli ultimi anni, nonostante il permanere di enormi sacche di arretratezza, l'India ha conosciuto un assai rilevante sviluppo nei settori delle tecnologie più avanzate, dell'informatica e delle comunicazioni. Si tratta con ogni probabilità di uno sviluppo destinato a consolidarsi nei prossimi decenni e, in prospettiva, a mutare in modo significativo il profilo tradizionale di questo paese di antichissima storia.