Tebe
Una nuova potenza fra Sparta e Atene
Dopo un lunghissimo periodo improntato alla contrapposizione tra le due tradizionali potenze egemoni, Sparta e Atene, nel corso della prima metà del 4° secolo a.C. la Grecia conobbe l’ascesa – tanto fulminea e fulgida quanto breve – di una terza potenza, quella tebana. Fu un vero miracolo politico-militare, di cui fu artefice una delle figure più illustri della storia greca: Epaminonda
Notevole centro politico fin dall’età micenea, e dall’8° secolo punto di riferimento dell’intera regione della Beozia, Tebe conservò per molti secoli una forma di governo aristocratica. Fu solo agli inizi del 5° secolo che – quale punizione per essersi schierata al fianco degli invasori Persiani – a Tebe fu imposta una forma di governo democratica da quella che era la vera vincitrice delle guerre persiane, Atene.
Non deve stupire il fatto che popolazioni greche – Tebe non fu l’unica – abbiano sostenuto quelli che erano chiamati sprezzantemente barbari, contro altre popolazioni sorelle per lingua, cultura e religione. Questa, infatti, fu una delle cause che impedirono sempre alle numerose città-Stato della Grecia di formare un’unica e forte entità politica: un’esasperata forma di campanilismo che ostacolò il superamento delle piccole o grandi rivalità. Tebe e Atene, i cui territori erano confinanti, non riuscirono mai a colmare il profondo rancore che le divideva.
Nell’ambito del contrasto sorto dopo le guerre persiane fra Sparta e Atene, come era facilmente prevedibile Tebe parteggiò per la prima, e nei conflitti che ne derivarono riuscì a infliggere ad Atene cocenti sconfitte, soprattutto nel 447, a Coronea. Anche nel corso della guerra del Peloponneso (431-404), che vide contrapposti i medesimi blocchi, i Tebani coadiuvarono efficacemente Sparta verso la vittoria finale.
Dopo essere rimasta l’unica potenza egemone sulla Grecia, però, negli anni che seguirono Sparta esercitò una pressione via via più crescente anche sugli alleati, specialmente su Tebe, che nel frattempo era riuscita a divenire la città guida della Lega beotica. L’ostilità sfociò inevitabilmente in aperto contrasto, e questo successivamente in conflitto: così nel 371 l’esercito spartano invase la Beozia e marciò su Tebe, ma fu affrontato presso Leuttra, dove accadde quello che nessuno avrebbe mai previsto, vale a dire la disastrosa sconfitta delle leggendarie schiere di Sparta.
L’inatteso e completo successo tebano era attribuibile a un solo artefice: Epaminonda. Nato verso il 420 da una famiglia di origini aristocratiche, Epaminonda ricevette un’educazione accurata e liberale a opera del filosofo Liside, che seppe instillare in lui umanità, virtù e moralità in altissimo grado. Avvicinatosi al partito democratico, grazie alle sue doti e alla sua moderazione in pochi anni Epaminonda riuscì a divenire il catalizzatore delle forze politiche tebane e a coalizzare queste contro i nemici esterni. Ma oltre a possedere doti morali e politiche Epaminonda era anche un ottimo stratega e tattico, e lo dimostrò proprio nella battaglia di Leuttra: fu lui, infatti, l’ideatore del cosiddetto ordine obliquo, che consisteva nel concentrare il grosso delle truppe in una sola ala con la quale irrompere in forza in un unico punto dello schieramento avversario, in modo tale da sconvolgerne l’ordinamento.
Grazie alla vittoria tebana, il movimento antispartano riprese vigore in tutta la Grecia centrale e si estese addirittura nel Peloponneso, che Epaminonda invase in due successive spedizioni (370 e 369), arrivando a minacciare la stessa città di Sparta. Mentre era lontano, però, in patria prevalse il partito pacifista, che lo accusò addirittura di tradimento, privandolo del comando. Distintosi di nuovo per valore, Epaminonda tornò al centro della vita pubblica e organizzò una terza (367) e una quarta (362) invasione del Peloponneso. Nel corso di quest’ultima, l’esercito tebano si scontrò con quello spartano a Mantinea, e aveva già riportato la vittoria quando Epaminonda venne ferito a morte. Con la scomparsa della sua carismatica figura si dissolse subito il collante che aveva portato Tebe a divenire per un breve attimo il centro egemone della Grecia. Successivamente, con la sconfitta di Cheronea (338), Tebe entrò nell’orbita della nascente potenza macedone e nel 142 cadde col resto della Grecia in mano romana.