teocrazia
Il governo in nome della divinità
Il termine teocrazia indica un ordinamento politico in cui il potere è esercitato in nome di Dio da coloro che si definiscono suoi rappresentanti, o incarnazioni, della divinità. In una teocrazia l’autorità religiosa controlla tutti gli aspetti della vita sociale, sia quelli sacri sia quelli profani (cioè politici, giuridici, di costume, e così via)
Il termine teocrazia deriva dalle parole greche theòs «dio» e kràtos «potere»: significa perciò, letteralmente, «governo di Dio». Base teorica della teocrazia è la dottrina secondo cui Dio è la fonte diretta di ogni potere, sia quello spirituale, cioè religioso, sia quello temporale, ossia terreno: perciò o la Chiesa deve coincidere con lo Stato o lo Stato deve essere subordinato alla Chiesa. Poiché la salvezza delle anime è considerata superiore a ogni altro interesse materiale, la teocrazia presuppone la sottomissione del potere temporale a quello spirituale e, di conseguenza, dei laici all’autorità del clero.
Pertanto, tale forma di governo assume di fatto i caratteri di una ierocrazia (dal greco ieròs «sacro»), cioè di un sistema politico in cui la casta sacerdotale è superiore a ogni altro potere civile: il clero, su presunto incarico divino, oltre a preoccuparsi della vita spirituale dei sudditi, provvede anche al benessere materiale del popolo governando direttamente o delegandone il compito all’autorità civile, che deve rispondere del suo operato alla Chiesa.
Nell’antichità erano organizzati come teocrazie l’Egitto dei faraoni (Egizi) – adorati come dei e coadiuvati dai sacerdoti nel governo –, il popolo ebraico – che riconosceva come re o Dio stesso o i suoi prescelti, quali Davide e Salomone – e, per certi aspetti, l’Impero giapponese – in cui l’imperatore era divinità in veste umana.
In epoca medievale la riforma della Chiesa voluta dal papa Gregorio VII alla fine del secolo 11° mirava a realizzare un sistema teocratico, in cui al papato doveva spettare la sovranità assoluta (plenitudo potestatis) sull’Impero e su tutti i regni.
Nel secolo 14° la bolla Unam sanctam (1302) di Bonifacio VIII stabiliva che sono in potere della Chiesa entrambe le spade, quella spirituale e quella temporale, ma la seconda è impugnata dai re «secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che […] l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale». Il papa, dunque, delega il potere temporale al sovrano – di qui l’incoronazione dell’imperatore per mano papale – e mantiene il diritto di intervenire negli affari politici – per esempio può deporre i sovrani scomunicandoli, liberando i loro sudditi dall’obbedienza; all’imperatore o al re è invece vietato intervenire sulle persone o i beni della Chiesa, così che i vescovi possono essere nominati solo dal papa, i sacerdoti possono essere giudicati solo da tribunali ecclesiastici e le proprietà della Chiesa sono esenti dal fisco (Chiesa, Stato della).
Il diritto canonico – ossia la legge ecclesiastica – è considerato superiore al diritto civile e lo Stato è tenuto a porre la propria forza al servizio della Chiesa, per combattere gli infedeli e punire gli eretici.
Con la nascita degli Stati nazionali moderni e la Riforma protestante la Chiesa cattolica dovette rinunciare alle sue pretese teocratiche in Europa e limitarsi alla cura degli interessi spirituali dei fedeli; lo Stato pontificio nell’Italia centrale restò invece una teocrazia fino al secolo 19°. Nel Cinquecento fu un regime teocratico quello instaurato nella Ginevra di Calvino.
In età contemporanea, il sistema teocratico sopravvive in Oriente: oltre al Tibet del Dalai Lama – incarnazione del Buddha – sono all’origine di regimi teocratici i movimenti islamici fondamentalisti. In Iran, la rivoluzione sciita del 1979 – capeggiata dall’ayatollah (capo spirituale) Khomeini – ha fondato la Repubblica islamica, che riconosce nel Corano la propria legge politica, civile e religiosa. In Afghanistan, il movimento dei taliban («studenti delle scuole coraniche») inaugurò nel 1996 un regime fondato sull’applicazione integrale della legge islamica della sharia, proibendo ogni forma di modernizzazione: a tale regime ha posto fine l’intervento militare statunitense del 2002.