Terzo mondo
La parte povera del Pianeta
Con l’espressione Terzo mondo si sono volute indicare quelle popolazioni che vivono in povertà e che non appartengono né ai paesi capitalistici né a quelli socialisti o ex-socialisti. L’economia prevalentemente agricola dei paesi del Terzo mondo è caratterizzata da coltivazioni di sussistenza, spesso monocolture, destinate all’esportazione: alla povertà si aggiunge così anche l’incertezza economica dovuta all’instabilità dei raccolti. Oggi il Terzo mondo è concentrato soprattutto nel continente africano. Organismi come l’ONU coordinano gli aiuti internazionali per la lotta contro la povertà
L’espressione Terzo mondo fu coniata nel 1952 dallo scrittore francese Alfred Sauvy, per indicare la parte del Pianeta immersa nella povertà. Quando inventò questa espressione, l’autore aveva in mente il Terzo stato al tempo della Rivoluzione francese nel 1789: con quell’espressione si indicava la maggioranza del popolo francese, che era esclusa dai diritti dei quali godevano le classi agiate e il clero.
Per analogia, i paesi del Terzo mondo sono quegli Stati che non beneficiano della ricchezza dei paesi più abbienti e dove la popolazione è priva di quelle elementari condizioni di vita cui noi occidentali siamo abituati – come, per esempio, cibo sufficiente, acqua potabile, cure mediche. In questo contesto l’espressione mondo ha assunto anche un altro significato: se esiste un Terzo mondo ce ne sarà anche un primo e un secondo, che sono stati così individuati: i paesi capitalistici corrispondono al primo mondo, i paesi socialisti a economia pianificata al secondo.
Il Terzo mondo non è omogeneo, perché i paesi che ne fanno parte non hanno le stesse strutture politiche o sociali, non hanno la stessa collocazione geografica, non sono uniti dalla stessa storia: quello che li accomuna è soltanto l’estrema povertà in cui vive la popolazione.
Povertà e sottosviluppo. Molte popolazioni, soprattutto in Africa ma anche in Asia e in America Latina, patiscono enormi disagi economici e sociali: mancano di assistenza medica, di istruzione, di lavoro, e la fame li accompagna ogni giorno.
Da decenni ormai i paesi occidentali hanno preso coscienza di questo grave stato di cose e si stanno adoperando – anche se non sempre efficacemente – per risolvere il problema della miseria che attanaglia una gran parte della popolazione mondiale.
Negli ultimi dieci anni alcuni paesi molto popolosi, come la Cina e l’India, hanno visto ridursi il divario fra il loro tenore di vita e quello dei paesi sviluppati, ma in altri luoghi, come in Africa, questo divario è aumentato. In genere la situazione di sottosviluppo in cui si trovano questi paesi dipende sia da cause esterne – per esempio dallo sfruttamento coloniale che non si è preoccupato di creare strutture per un’economia autosufficiente, o dalla mancanza di aiuti – che da cause interne – povertà di risorse naturali, classi dirigenti incapaci o corrotte, rifiuto della libertà degli scambi.
Un altro problema è quello del debito che questi paesi hanno contratto per poter importare il necessario per sopravvivere. Il debito porta a una spirale di impoverimento, perché i soldi pagati per gli interessi non lasciano spazio agli investimenti. Per questo nella comunità internazionale si è fatta strada la tendenza alla cancellazione del debito dei paesi poveri.
Il Quarto mondo. Tra i paesi del Terzo mondo vi è, comunque, una distinzione fra quelli che hanno risorse minerarie ed energetiche da poter vendere ai paesi ricchi e gli Stati che versano nella più totale miseria, non godendo di risorse naturali proprie. Si parla, al riguardo, di un Quarto mondo, che raggruppa i paesi più poveri fra i paesi poveri, per esempio Etiopia, Ciad, Tanzania, Bangladesh.
Quali sono le condizioni di vita delle popolazioni povere del Pianeta? Basta pensare che un’alimentazione sufficiente deve garantire almeno 2.000 cal al giorno: l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha calcolato (dati 2003) che 1 miliardo e 300 milioni di persone hanno un’alimentazione insufficiente, e che fra di esse ben 500 milioni, con meno di 1.000 cal al giorno, soffrono di fame assoluta. Inoltre in Africa il 75% della popolazione non ha acqua potabile: un flagello che colpisce, a livello mondiale, circa 600 milioni di persone.
Nel Terzo mondo l’agricoltura è di due tipi: il primo è di sola sussistenza – ovvero una produzione agricola assai povera perché priva di tecnologia e indirizzata alla sola popolazione locale –, il secondo è indirizzato all’esportazione, ma ha spesso il difetto di essere una monocoltura. Facciamo degli esempi. Se fossimo coltivatori e producessimo grano, barbabietole da zucchero e piante di caffè potremmo commerciare i nostri tre prodotti; con queste tre colture saremmo comunque in grado di mantenere accettabile il nostro reddito perché, se anche il prezzo del grano dovesse crollare, potremmo comunque rifarci con i guadagni della vendita delle barbabietole e del caffè. Se poi una pesante siccità dovesse danneggiare le barbabietole, avremmo comunque come ‘salvagente’ il guadagno della vendita del caffè, che può sopportare anche periodi di siccità. Se invece abbiamo solo una coltivazione, cioè una monocoltura, come il caffè, saremmo in totale balìa delle oscillazioni del valore di quella derrata nei mercati.
La fame non è un male inevitabile. La produzione alimentare complessiva nel Pianeta cresce a ritmi superiore al tasso di aumento della popolazione, smentendo così le previsioni di Thomas Malthus. Ogni anno è stata prodotta una quantità di cibo più che sufficiente a sfamare la popolazione mondiale e a mantenerecomunque delle riserve. Il problema non sta dunque nella produzione alimentare insufficiente ma nella sua distribuzione, ossia nelle strutture economiche e sociali che impediscono alle popolazioni povere di acquistare gli alimenti.
È interessante considerare un altro aspetto del problema: per mangiare carne occorre allevare gli animali e all’allevamento degli animali è destinata quasi la metà dei cereali prodotti ogni anno nel mondo. Questo significa che i paesi occidentali non solo consumano direttamente la maggioranza dei cereali, ma una grande quantità di essi è usata per foraggiare il bestiame, che fra l’altro viene consumato sempre dalle popolazioni ricche sotto forma di carne, latte e uova. Si stima che con i cereali destinati ogni anno all’allevamento negli USA e nell’Unione europea sarebbe possibile nutrire 1 miliardo di persone.
Il ruolo svolto dalle organizzazioni sovranazionali – soprattutto dall’onu – per combattere la fame nel Terzo mondo è di estrema importanza. I paesi delle Nazioni Unite si sono impegnati a dimezzare, entro il 2015, il numero delle persone con un reddito giornaliero inferiore a 1 dollaro.
L’irlandese Paul Hewson, al secolo Bono, non è solo il leader del gruppo rock U2, di cui canta e compone le canzoni che lo hanno reso famoso, ma è anche universalmente noto, soprattutto tra le giovani generazioni, per essere diventato una specie di ambasciatore dei paesi del Terzo mondo. La sua attività appassionata per la lotta contro fame e povertà lo ha portato in contatto con i grandi della Terra, e i suoi concerti hanno sempre avuto un tema politico e umanitario. Come portavoce del Terzo mondo, Bono ha svolto un ruolo essenziale nella campagna degli ONG (Organismi non governativi) per la cancellazione dei debiti dei paesi poveri.