tibia In anatomia comparata, l’osso preassiale del segmento mediano o zeugopodio dell’arto posteriore dei Vertebrati Tetrapodi; la fibula ne è l’osso post-assiale. Negli Anfibi Anuri, adatti al salto, t. e fibula si uniscono in genere insieme in un unico osso: la tibiofibula. Negli Uccelli, in relazione con la stazione bipede, la t. (contrariamente alla fibula che è ridotta e talora fusa con essa) è sviluppata e fusa con i tarsali prossimali in un tibiotarso. Nella maggioranza degli Uccelli, anteriormente all’articolazione della t. con il femore, si trova quasi costantemente un osso sesamoide, la patella. Nei Mammiferi la t., sempre più sviluppata della fibula (di solito ridotta e spesso anche fusa con essa), si articola, prossimalmente, sui condili mediale e laterale della parte distale del femore; distalmente con l’osso tarsale prossimale, il tibiale, che, fuso con l’intermedio, dà l’astragalo.
Nell’Uomo la t. ha corpo prismatico triangolare; sotto la cute e sul davanti della gamba si palpa il margine anteriore, tagliente, detto cresta tibiale. L’estremità superiore è molto sviluppata: ha forma cuboidea e su ciascun lato, interno ed esterno, presenta 2 tuberosità, dette, rispettivamente, condilo tibiale interno e condilo tibiale esterno. Le superfici superiori dei 2 condili fanno parte dell’articolazione del ginocchio; per la loro forma lievemente concava, prendono il nome di cavità glenoidee. Il condilo laterale, sulla superficie esterna, presenta una faccetta articolare per la testa della fibula. L’estremità inferiore ha, come la superiore, forma cuboidea; la faccia inferiore è articolare ed è in rapporto con l’astragalo; la faccia laterale ha una escavazione (incisura fibulare) che dà ricetto alla fibula; la faccia interna si prolunga verso il basso con una tuberosità detta malleolo interno. Le articolazioni tibiofibulari, rappresentano le zone di reciproco contatto tra tibia e fibula a livello della loro estremità. Sia quelle superiori sia le inferiori sono rappresentate da due faccette articolari (una tibiale e una fibulare), mantenute in rapporto da una capsula rinforzata da legamenti. L’articolazione tibiotarsica è costituita dall’estremità inferiore della t. e della fibula, che nel loro insieme formano una superficie concava, e dalla faccia superiore dell’astragalo, convessa. Ne risulta una vera troclea, dotata non solo di ampi movimenti di flessione e di estensione, ma anche di movimenti di adduzione, abduzione, circumduzione e rotazione. Le parti ossee sono mantenute in mutuo rapporto da una robusta capsula fibrosa rinforzata da 2 legamenti collaterali, l’uno mediale, l’altro laterale.
In anatomia topografica la regione tibiale è la regione antero-mediale della gamba. Il muscolo tibiale anteriore (o anticus), inserito tra la tuberosità della t. e il 1° cuneiforme del piede, porta il piede in flessione dorsale, adduzione e intrarotazione; il muscolo tibiale posteriore, teso tra la t. e lo scafoide del tarso, flette il piede come il precedente. Delle arterie tibiali, in numero di 2 per ciascun lato, l’una, detta tibiale anteriore per la sua posizione, è ramo dell’arteria poplitea; l’altra, tibiale posteriore, deriva dall’arteria tibioperonea, ramo terminale di divisione dell’arteria poplitea. Il nervo tibiale, uno dei 2 rami di terminazione del nervo ischiatico, fornisce rami motori e sensitivi alla gamba.
Si dice t. anche il quarto articolo dell’arto degli Insetti e quinto degli Aracnidi; negli Insetti supera in lunghezza il femore e talora (Collemboli) può essere unita al tarso; negli Aracnidi è quasi sempre divisa in patella e tibia.