Uomo politico e generale ateniese (n. 407 - m. 354 a. C.). Figlio di Conone, discepolo di Platone e di Isocrate, fu stratego nel 378 e 376 a. C. Processato ad Atene nel 373, fu costretto a passare come generale al servizio del re di Persia. Tornato di nuovo ad Atene nel 367, nel 366 passò in aiuto del satrapo persiano ribelle Ariobarzane; occupò, dopo dieci mesi di assedio, Samo e in seguito anche Cizico. Morì in esilio. Nelle orazioni scritte dopo la conclusione della guerra sociale, Isocrate continuava a richiamarsi a T. come al rappresentante del periodo ideale dell'egemonia ateniese.
Figlio di Conone e, forse, di una donna tracia, entrò nella vita politica come stratego nel 378, quando si ricostituì la lega marittima ateniese; nel 376-75 riconquistò alla democrazia e all'alleanza ateniese le isole e le regioni costiere dello Ionio. Nel 375 fu conclusa la pace con Sparta, ma le ostilità presto si riaccesero: rimasto senza mezzi al comando di una flotta nell'Egeo, non ebbe tempestivi aiuti, anzi fu posto sotto accusa (373). Fu assolto, ma per risollevare le proprie fortune passò al servizio del re di Persia. Nel 367 tornò ad Atene: la situazione politica internazionale era completamente cambiata e in Grecia dominavano i Tebani spalleggiati dalla Persia. T. si adoperò per spezzare questo predominio tebano-persiano con numerose e fortunate spedizioni militari sulle coste dell'Anatolia e della Tracia. Ma la mancata riconquista di Anfipoli (360) e la ribellione di vari membri della lega navale attica (357-355) resero vani tutti i precedenti successi. Nella decisiva battaglia di Embata (356) T. non collaborò pienamente col collega Carete che venne sconfitto: accusato di corruzione, fu perciò condannato a una multa di 100 talenti, che non pagò perché nel frattempo si era recato in esilio a Calcide, ove morì. La sua politica è stata variamente discussa: da alcuni è stato ritenuto un individualista di tendenze scarsamente democratiche, da altri un politico lungimirante, fautore agli inizi della pace tra Greci, della democrazia e dell'unità panellenica, mentre dopo il ritorno in Atene (367) avrebbe solo seguìto e secondato le tendenze imperialistiche della sua città.