Trilobiti Subphylum (Trilobitomorfi) di Artropodi marini comprendente l’unica classe T., fossili. Hanno corpo (v. fig.) di forma più o meno ovale, 2 solchi longitudinali che lo distinguono in un lobo mediano (glabella e rachide) e due laterali (guance e pleure), da cui il nome. Trasversalmente si distinguono capo, torace e pigidio. Il capo è costituito da 5 segmenti fusi, provvisto di un paio di antenne pluriarticolate e di due occhi sessili o peduncolati. Ogni occhio è formato da un insieme di numerosi corpuscoli fotosensibili (ommatidi) fra loro giustapposti secondo due tipi fondamentali di organizzazione (occhi olocroici e occhi schizocroici). Dietro la bocca si trovano 4 paia di appendici, i cui pezzi basali funzionavano da mascelle. Il torace è composto di un numero variabile (da 2 a 42) di anelli o sterniti articolati, e ogni sternite è costituito di una parte mediana (mesosternite) e due laterali (pleurosterniti). Il pigidio è costituito di un certo numero di anelli fusi insieme, talora anche distinti, ma in certi casi senza traccia di segmentazione. Caratteristico delle T., sebbene non sempre rinvenuto in tutte le specie, è l’ipostoma, che, situato al di sotto del capo medialmente, si articola con il margine frontale. La cuticola di rivestimento del corpo è fatta di strati di carbonato e fosfato di calcio dello spessore massimo di 1 mm; in ogni anello è presente un paio di appendici ventrali biforcate uguali e indifferenziate (salvo il primo paio trasformato in antenne) formate ciascuna da un pezzo basale (protopodite) che porta un endopodite costituito da diversi articoli (organo deambulatorio) e un esopodite con lamelle e setole (organo respiratorio). Per queste caratteristiche le T. sono state avvicinate ai Crostacei Fillopodi e ai Merostomi: le larve degli Xifosuri (Merostomi) presentano una certa somiglianza con le T. e sono perciò dette larve trilobitiformi.
L’accrescimento delle T. era reso possibile attraverso numerose mute con perdita dell’esoscheletro rigido; le esuvie mineralizzate rappresentano la maggioranza dei resti delle T. che si rinvengono fossili. Molte T. presentavano la facoltà d’avvolgersi su sé stesse, similmente ad altri crostacei e ad alcuni insetti.
Le T. vivevano nei mari paleozoici, sia nelle acque poco profonde della costa, sia alle grandi profondità, forse infossate nella melma e nel fango. Hanno origine remota e costituiscono i più antichi Artropodi; sono rappresentate da numerose specie molto differenziate già nel Cambriano. Se ne conoscono più di 3500 specie. L’apogeo del loro sviluppo è il Siluriano inferiore, quindi diminuiscono nel superiore e, sempre più accentuatamente, nel Devoniano. Nel Carbonifero dell’Eurasia e dell’America Settentrionale ne permangono ancora alcuni rappresentanti, che nel Permiano si estinguono. In Italia si trovano nel Cambriano e nel Siluriano della Sardegna, nel Paleozoico delle Alpi Carniche e nel Permiano della Sicilia.