Troia Comune della prov. di Foggia (167,2 km2 con 7341 ab. nel 2008, detti Troiani). Il centro è posto a 439 m s.l.m., su un colle dominante il Tavoliere nel suo estremo orientale.
Sorse quale baluardo bizantino nell’11° sec. sulle rovine dell’antica Aecae, città del paese dei Dauni e colonia sotto Settimio Severo. Nel 1022 fu assediata dall’imperatore Enrico II. Sede vescovile (dal 4° sec.) ligia alla Santa Sede, T. fu sempre ostile alla dinastia normanno-sveva. Ribellatasi a Federico II, ne fu messa a ferro e fuoco (1229). Fu invece fedele alla monarchia angioina, che la ricompensò con larghi privilegi. Infeudata a Perrotto De Andreis, passò successivamente a Muzio Attendolo Sforza, a Garzia Cavaniglia, a Giovanni Cossa. Ritornata nel 1518 al demanio, fu poi nuovamente venduta ai Martino conti di Altavilla. Nel 1583 ottenne nuovamente un decreto di demanialità; ma nel secolo seguente fu di nuovo infeudata ai D’Ávalos. Ostile ai Francesi, che avevano elevato Foggia a capoluogo della Capitanata, fu fedele, dopo la Restaurazione, ai Borboni.
Il monumento maggiore di T. è la cattedrale (1093-1125), costruzione altamente originale, capolavoro dell’architettura romanica in Puglia.
Uva di T. Uno dei vitigni pugliesi più apprezzati, coltivato soprattutto nelle province di Bari e di Foggia, detto anche uva di Barletta o di Canosa o di Trani.