villa
Grandi ed eleganti residenze lontane dalla città
Abitare lontani dai centri urbani era un costume molto diffuso tra i ricchi romani dell’antichità; questa usanza è stata poi ripresa nel Rinascimento fiorentino e si è sviluppata fino a oggi in forme architettoniche diverse. Il programma di base, però, è stato sempre lo stesso: l’esigenza di svago e riposo del proprietario
Il termine villa nella sua derivazione dal latino indicava propriamente un complesso di edifici isolati in campagna, con la duplice funzione sia di abitazione sia di uso agricolo. Dalla fine dell’Ottocento in poi la villa è stata intesa come un’abitazione unifamiliare di un certo lusso, in genere circondata da giardino e ubicata in quartieri residenziali, in zone adiacenti alla città o in località extraurbane di particolare pregio paesaggistico.
In quest’ultimo caso la villa è utilizzata dal proprietario per trascorrervi le vacanze, estive o invernali, o brevi periodi di riposo nel fine settimana, mentre negli altri casi è adibita a residenza stabile.
All’inizio della civiltà romana la villa era una semplice fattoria rustica che si sviluppava attorno a una corte centrale. Nel 1° secolo a.C. si ebbe un tipo edilizio più vicino ai caratteri odierni: la villa per lo svago, sita in località isolate poco distanti dalla città. Questo genere di villa presentava una maggiore articolazione di ambienti e strutture – portici, ninfei, terrazze – senza una planimetria prestabilita. Le classi più abbienti la riservavano all’otium («ozio», inteso come svago) contrapposto al negotium («lavoro»), funzione che si è mantenuta costante per oltre duemila anni!
Le ville degli imperatori presentavano un ovvio carattere monumentale, somigliando più a un sistema di palazzi che a residenze isolate. Ciò avvenne in modi diversi: la Domus Aurea di Nerone occupava un’area di 100 ettari nel cuore di Roma; la villa di Adriano a Tivoli era adagiata nel territorio e si sviluppava in quattro nuclei asimmetrici, con numerose emergenze architettoniche tutte organizzate attorno a specchi d’acqua (canopo, pecile, teatro marittimo).
Dal Quattrocento (Rinascimento) le residenze fuori città riassunsero importanza, come testimoniano le prime ville della famiglia Medici presso Firenze. In quella di Cafaggiolo, dal severo aspetto di fortezza a carattere medievale, Lorenzo il Magnifico trascorse gran parte della sua giovinezza; mentre in quella di Careggi, ristrutturata dall’architetto Michelozzo, passò gli ultimi giorni di vita. Nel 1486 Lorenzo fece costruire su modelli antichi la villa di Poggio a Caiano, incaricando Giuliano da Sangallo. Il piacere della vita in villa ‘all’antica’, sul modello dei Romani, avrebbe caratterizzato tutto il secolo successivo, quando si impegnarono i maggiori architetti. Da Baldassarre Peruzzi (Roma, Farnesina) a Raffaello (Roma, Villa Madama), da Giulio Romano (Mantova, Palazzo Te) a Vignola (Roma, Villa Giulia), ognuno ripropose caratteri e impianti dell’antica Roma. Nel secondo Cinquecento fu Andrea Palladio, in Veneto, ad affrontare il tema della villa e del suo inserimento nel paesaggio, con una serie di edifici-capolavoro.
La villa palladiana trovò campo d’imitazione in Inghilterra, sia nel Seicento sia nel secolo successivo, quando gli edifici furono inseriti nei cosiddetti giardini paesaggistici all’inglese, che modellavano gli spazi verdi in modo naturale, contrapponendosi ai giardini all’italiana, disegnati geometricamente.
Furono l’architetto Inigo Jones e lord Burlington, architetto dilettante, a diffondere il gusto palladiano in Inghilterra, adottando in molti casi lo schema simmetrico della Villa La Rotonda. Nello stesso periodo, coincidente con il Barocco, Roma si dotò di una cerchia di ville urbane appartenenti a famiglie papali (Borghese, Pamphili), attualmente parchi pubblici; le stesse famiglie costruirono anche le loro ville suburbane, a Frascati.
Nel Novecento gli architetti ritornarono spesso sul tema progettuale della casa isolata: Le Corbusier e Mies van der Rohe si soffermarono essenzialmente sull’oggetto architettonico, svincolandolo dall’ambiente circostante, mentre Wright, con la Villa Kauffmann, instaurò un rapporto più stretto fra costruzione e natura.