Scultore (Bologna 1595 - Roma 1654). Rappresentante della tendenza classicista contrapposta a quella più genuinamente barocca di G.L. Bernini, fu artista eclettico, abile nelle opere monumentali (Tomba di Leone XI) quanto nei ritratti e nelle piccole sculture, dimostrando una sensibilità discreta ma sempre presente
Allievo a Bologna di G.C. Conventi, non mancò di frequentare l'accademia di L. Carracci. Dopo un soggiorno a Mantova (1622 circa) e a Venezia, nel 1625 passò a Roma, dove per incarico del card. Ludovisi, protettore degli artisti bolognesi a Roma e collezionista di antichità, prese a restaurare e a completare statue classiche, ed ebbe qualche commissione per piccole sculture (il Sonno, 1630 circa, Roma, Gall. Borghese). Verso il 1630 ricevette, per mezzo del Domenichino suo amico, la prima commissione pubblica di qualche importanza: due delle quattro statue di stucco, il S. Giovanni Ev. e la Maddalena, nella cappella Bandini in S. Silvestro al Quirinale. Sono databili a prima del 1638 i tre busti della capp. Frangipane in S. Marcello al Corso, mentre assai incerta è la cronologia di tutta una serie di altri ritratti (Cardinale L. Zaccaria, Berlino, Musei Statali [1626 ?]; card. G.G. Millini, Roma, S. Maria del Popolo [dopo il 1629]; Mons. O. Santarelli, Roma, S. Maria Maggiore; Francesco Bracciolini, Londra, Victoria and Albert Mus.; s. Filippo Neri, Roma, Gall. Nazionale), in cui la sottile penetrazione psicologica si accompagna a una sensibilità plastica delicatissima, di qualità affatto diverse da quelle della ritrattistica berniniana. Nel 1640, eletto principe dell'Accademia di San Luca, l'A. si avviava a maggior fortuna. Di quell'anno sono il gruppo in marmo di S. Filippo con l'angelo e il busto in bronzo di Gregorio XV della sagrestia di S. Maria in Vallicella. Nel 1641 gli veniva commesso, per la chiesa di S. Paolo a Bologna, il gruppo con la Decollazione di san Paolo, compiuto nel 1647. Nel pontificato di Innocenzo X (1644-55), caduto in disgrazia il Bernini, l'A. ne prese il posto come scultore, affermandosi anche come architetto. La Tomba di Leone XI (S. Pietro), iniziata, sembra, già nel 1644, compiuta nel 1652, è la prima di una serie di opere monumentali in cui l'A., nell'ultimo decennio della sua vita, dà la misura delle possibilità "barocche" del suo temperamento per natura e per educazione classicistico. Seguono (1646-53) il grande altorilievo dell'Incontro di Leone Magno con Attila (S. Pietro; il modello originale è sullo scalone del palazzo dei Filippini alla Vallicella), di grande importanza anche perché fu il prototipo delle pale marmoree dei secc. 17º e 18º; la statua bronzea di Innocenzo X nel salone del palazzo dei Conservatori in Campidoglio. Accanto e prima di questa opera sono da situare, ancora, numerosi ritratti, sempre di cronologia piuttosto incerta, in cui le sottigliezze di quelli prima citati fanno posto a una visione più larga e "aulica": così nei tre busti di Innocenzo X (Roma, pal. Doria) e nella celebre Donna Olimpia (ivi). Protetto dai Pamphili, per questi dirigeva i lavori della villa del Bel Respiro (1644-52), specie per la parte decorativa, di grande raffinatezza. Per l'interno della chiesa di S. Ignazio, ideava la decorazione a stucchi della fascia del cornicione della navata (1649-50). Non cessava poi di produrre piccole sculture in bronzo e in argento solo alcune delle quali sono giunte fino a noi (Flagellazione, Vienna, Schatzkammer). L'A., insieme al Domenichino e ad A. Sacchi, rappresentò in Roma la tendenza "classicista" che si opponeva a quella schiettamente barocca (G. L. Bernini, Lanfranco, P. da Cortona); il suo è, tuttavia, un classicismo realista lontano da ogni freddezza programmatica, carico invece di una misurata ma sempre avvertita sensibilità.