Regista cinematografico ungherese (Kide 1925 - Budapest 2017). Diplomatosi nel 1951 all'Accademia di arti teatrali e cinematografiche di Budapest, esordì nella regia con Zápor ("Acquazzone", 1960), dopo una lunga esperienza di sceneggiatore. Dal 1964, con il documentarioNehéz emberek ("Uomini difficili"), fu tra gli autori, insieme con Z. Fabri e M. Jancsó, che promossero il rinnovamento del cinema ungherese, sia sul piano di una rilettura critica della storia del paese sia sul piano espressivo, in sintonia con quanto accadeva anche nel cinema del mondo occidentale. Tra gli altri suoi film ricordiamo: Hideg napok (Giorni freddi, 1966); Falak (I muri, 1968); A magyar ugaron ("Sul maggese ungherese", 1972); Bekötött szemmel (Ad occhi bendati, 1974); Labirintus ("Labirinto", 1976); Ménesgazda (Il recinto, 1978); Arrière garde (1987). Ancora su problemi politico-sociali è Valahól Magyarórszágon (1987, In qualche luogo in Ungheria), che respira pienamente l'apertura gorbačëviana, in cui si racconta il non facile tentativo di rinnovare la politica attraverso la vicenda di un candidato regionale del partito voluto dai cittadini ma non dalla gerarchia. L'Ungheria dopo il 1989 tra facili sogni e cocenti delusioni è ritratta da K. in Álommenedzser (1993, Manager da sogno) dove l'autore ironizza sulla facilità di creare ricchezza, tra tecnologia e new economy, incentrando la storia su un losco faccendiere. Negli ultimi anni K. è tornato al documentario, soprattutto televisivo, con film ambientati nella Transilvania romena, terra delle sue origini (Gznet egykory iskolamba, 1996, Messaggio alla mia scuola di una volta, e Srülötatum: Kide, 2001, Il mio paese nativo: Kide) o tesi a completare un discorso già iniziato: A nehéz emberek ma (1997, Uomini difficili oggi), dove incontra tre dei quattro protagonisti del documentario di trent'anni prima.