(gr. ᾿Ανδρομάχη, lat. Andromăcha) Mitica eroina troiana; figlia di Eezione, re di Tebe in Misia, ebbe il padre e i sette fratelli uccisi da Achille. Moglie di Ettore, è tratteggiata nell'Iliade come sposa fedele e affettuosa. Celebre è il suo addio a Ettore presso la porta Scea e il lamento sul corpo dell'eroe e per il triste destino di morte che attende il figlio orfano, Astianatte. Andromaca prese anche parte attiva alla difesa di Troia contro i Greci, uccidendone uno con un pestello, come è dipinto in una tazza di Brygos. Dopo la distruzione della città toccò in sorte, secondo la Piccola Iliade, a Neottolemo a cui, portata a Ftia, partorì un figlio, ma, secondo la leggenda ripresa da Euripide, riuscì a stento a salvare sé e quello dalla gelosia della moglie legittima di Neottolemo, Ermione. Il figlio di Neottolemo e di Andromaca divenne poi, già secondo Pindaro, progenitore della casa reale dei Molossi. In terze nozze Andromaca sposò il cognato Eleno re di Caonia dove appunto, secondo l'Eneide virgiliana, Enea l'incontrò a Butroto. La figura e il mito di Andromaca furono trattati da Euripide (Andromaca, rappresentata poco dopo il 428 a. C.) e, fra i poeti latini, da Ennio (A. aechmalotis, prigioniera di guerra); poi tra i moderni appaiono rinnovati nell'Andromaque di J. Racine (1667). uno dei capolavori del suo teatro tragico. Da questa derivarono poi numerose opere musicali, fra cui l'Andromaca di G. Paisiello (1797) e l'Andromaque di A.-E.-M. Grétry (1780).