(gr. ἄρχων)
Nel linguaggio religioso del mondo ellenistico, essere di natura inferiore alla divina, ma superiore all’umana. Possono essere angeli che attorniano Dio o esseri ostili all’uomo e malvagi. Il pieno sviluppo di questa concezione è nella setta gnostica degli arcontici, fondata da un eremita di nome Pietro e diffusa in Palestina e in Armenia nel 4° sec.: gli a. governano i 7 cieli sottostanti all’ottavo, in cui è la ‘Madre’ paredra del ‘Padre’ o ‘dio superiore’. Tiranno del settimo cielo è Sabaoth, il Demiurgo (Dio dell’Antico Testamento) e padre di Satana.
Nome dei magistrati più importanti in molte località dell’antica Grecia e particolarmente ad Atene, dove l’origine dell’arcontato risale al periodo regio. In età storica ad Atene gli a. sono 9: l’a. re (che serba le antiche attribuzioni sacrali dei re), l’a. polemarco (comandante militare), l’a. eponimo (che dà il nome all’anno) e i sei tesmoteti (custodi delle leggi). In origine potevano rivestire l’arcontato solo gli eupatridi, con la riforma di Solone (594 a.C.) i soli pentacosiomedimni, in seguito poterono rivestirlo i cavalieri e, nel corso del 5° sec., anche gli zeugiti. Nel periodo più antico gli a. furono a vita, poi decennali, infine (almeno dal 683-82), annuali.
Assunse questo titolo anche una dinastia greco-cimmeria che dominava (sec. 5° a.C.) in Panticapeo, sul Mar Nero.
A Napoli il titolo sopravvisse sotto la dominazione romana per indicare alcuni magistrati municipali.
Durante la dominazione bizantina in Sardegna, l’a. fu il comandante militare dell’isola.
Ebbero questo nome anche magistrati elettivi (sec. 17°-18°) nella Morea sotto la dominazione turca.