Satana Il demonio, e in particolare il principe dei demoni, Lucifero. Nella Bibbia, S. è generalmente nome comune dell’‘avversario’, l’‘oppositore’; tuttavia in alcuni testi (Zaccaria 3, 1-2; Giobbe 1, 6-12; 2, 1-7; I Cronache 21, 1) diventa nome proprio dell’avversario per eccellenza; nel giudaismo successivo è talora identificato con l’istinto malvagio o l’angelo della morte. Nel Nuovo Testamento S. è identificato con il diavolo, che tenta Gesù, spinge gli uomini al male e si impossessa di Giuda traditore di Gesù. L’anticristo si affermerà «per l’azione efficace di S.» (II Tess. 2, 9), il quale darà l’ultima battaglia per essere infine sconfitto per sempre (Apoc. 20, 7-10).
Nell’arte cristiana è comune la raffigurazione di S. come diavolo (➔) o principe dei demoni. Nel 18° sec. e soprattutto nel 19° si diffonde la rappresentazione di S. come figura eroica, connessa con fenomeni letterari legati a motivi demoniaci o satanici. Compare in dipinti ispirati per es. al Paradiso perduto di J. Milton e in illustrazioni delle varie edizioni (W. Hog;arth, S., la Morte e il Peccato, 1735-40, Londra, Tate Gallery; H. Füssli, vari dipinti, 1790-99, Londra, Tate Gallery, Zurigo, Kunsthaus ecc., e illustrazioni per l’edizione del 1802; W. Blake, S. nella sua primitiva gloria, 1805 ca., Londra, Tate Gallery, e numerosi disegni). Più rara la raffigurazione di S. come soggetto indipendente (J.-J. Feuchère, 1834, Los Angeles, County Museum of Art).
Il satanismo, essenzialmente manifestazione di rivolta contro ogni legge o istituzione, e contro Dio, unita perciò a un morboso piacere di dissacrazione e di eversione, a una ricerca di voluttà suprema nel peccato, nella violazione di tutti i valori morali, è atteggiamento letterario tipico dell’Ottocento europeo, con profonde implicazioni sociali e metafisiche, ma spesso anche con i caratteri vistosi, superficiali e labili, di una moda. Le sue cause si ricollegano a quelle dello stesso movimento romantico, di cui portano alle estreme conseguenze alcuni aspetti fondamentali: lo spirito di ribellione, l’individualismo esasperato, il culto dell’energia, il gusto della profanazione. Il tipo del ribelle, che fa del Male la sua morale, è già presente nel S. di J. Milton, ma è soprattutto fra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento che il satanismo prende più chiara coscienza di sé, pur diversificandosi a volte assai nettamente nei suoi mezzi e moduli letterari e nei suoi fini morali ed escatologici: i Masnadieri di F. Schiller, le superbe incarnazioni sataniche e sprezzanti di G. Byron (Aroldo, Don Giovanni, Manfred, Caino ecc.). Più sottile e penetrante la leggenda faustiana, che il grande poema di J.W. Goethe rinnova e accresce di simboli e significati. Il satanismo di questo periodo si unisce del resto, a vari livelli, e con una resa artistica molto diseguale, ad altri fenomeni letterari, e anzitutto al romanzo nero (si pensi soprattutto al Melmoth the wanderer, 1820, di C.R. Maturin, autore rivalutato dai surrealisti). L’ossessione per alcuni elementi (sangue, distruzione, violenza, terrore) rivela inoltre indubbie analogie con l’opera di D.A.F Sade e si esprime nel ‘vampirismo’ di alcuni scrittori e nella chiara componente esoterica dei contes fantastiques, da E.T.A. Hoffmann a C.-E. Nodier, H. de Balzac, T. Gautier. Ultimo aspetto del satanismo romantico da considerare è quello per così dire teologico e visionario, che prevede il riscatto finale dell’angelo decaduto (si pensi all’incompiuto poema di V. Hugo, Fin de Satan, postumo, 1886). Atteggiamenti satanisti confluiranno, ma con valenza psicologica più complessa, in poeti come C. Baudelaire o Lautréamont, e più in generale nel decadentismo.