(gr. αὐλός) Strumento a fiato dell’antica Grecia costituito da un tubo di canna, legno, metallo, osso o avorio con un’imboccatura in cui si insufflava l’aria per produrre il suono grazie alle vibrazioni dell’ancia. Esistevano a. semplici, lunghi 40 cm con otto fori ( monaulos), oppure con cinque o sei fori e chiusi all’estremità ( plagiaulos), e anche a. doppi, cioè formati da due tubi (la canna destra poteva essere diritta e la sinistra a forma di corno e più corta, oppure, e fu il tipo più usato in Grecia e a Roma, con entrambi i tubi diritti e uguali). L’a. era conosciuto già in Egitto attorno al 1500 a.C., e in Grecia sin dall’età minoica: i Greci però lo ritenevano di origine asiatica (Frigia, Lidia).
L’accompagnamento del canto con a. ( aulodia) e la musica per a. ( auletica) ebbero tra i Greci applicazione vastissima: nelle cerimonie religiose, in cerimonie private (nozze, funerali, banchetti), per scandire i ritmi di lavoro, negli agoni e nelle rappresentazioni (data storica è il 586 a.C., quando nell’agone pitico Sakadas di Argo descrisse con il doppio flauto la lotta di Apollo con il drago). L’a. passò agli Etruschi e ai Romani.