Poeta greco della lirica corale, di Iulide nell'isola di Ceo (520 circa - 450 circa a. C.). Gli antichi conoscevano di B. epinici, ditirambi, peani, iporchemi, parteni, prosodi, carmi erotici e conviviali.
Nipote di Simonide, lo seguì nelle peregrinazioni di corte in corte, finché giunse a Siracusa presso Ierone, di cui cantò le vittorie nei suoi epinici in gara con Pindaro; in polemica con questo, B. chiamava sé stesso "l'usignolo di Ceo dalla lingua di miele". Morto Ierone, B., dopo un esilio nel Peloponneso di cui si hanno vaghe notizie, tornò in patria.
Ai moderni erano giunti solo un centinaio dei suoi versi in 60 frammenti, di cui un famoso frammento di peana in lode della pace; nel 1896 si ebbero da un papiro egiziano altri 14 epinici e 6 ditirambi per ancora circa 1600 versi. Il più bello tra gli epinici è forse il 5º, A Ierone, in cui B. canta il mito di Meleagro che nell'Ade narra a Eracle la sua triste sorte. Il ditirambo Teseo, unico esempio del genere, è un dialogo lirico fra il coro e il re Egeo (in cui il coro canta la strofe, Egeo l'antistrofe), importante per comprendere la teoria aristotelica della derivazione della tragedia dal ditirambo, in quanto la tragedia, nella sua forma più antica, dovrebbe probabilmente consistere in un dialogo lirico fra il coro e il corifeo. Lo schema dell'epinicio di B. è vicino a quello di Pindaro per l'intrecciarsi dei tre elementi costitutivi: l'occasionale o descrittivo, lo gnomico e il mitico. Ma in B. hanno parte prevalente le introduzioni descrittive e il mito, esposto, con un ritmo piu riposato che in Pindaro, con ricchezza di colori smaglianti, con una forte ricerca del patetico; in questo pathos e nella grazia della descrizione e della narrazione è la grandezza di Bacchilide. La lingua poetica di B. ha un fondo ionico-attico con i dorismi tradizionali della lirica corale e frequenti ricordi dell'epica. La metrica presenta in prevalenza ritmi enopli e dattilo-epitriti.