Una delle grandi famiglie in cui si dividono tradizionalmente, in base a un criterio linguistico, i gruppi africani. Benché il termine B. (propr. «gli uomini», plur. di muntu «uomo») non abbia propriamente valore antropologico o etnologico, spesso si utilizza per denominare la gran parte delle popolazioni insediate nell’Africa centrale, orientale e australe. La notevole omogeneità linguistica lascia presupporre che la diffusione dei gruppi b. nell’Africa sub-sahariana sia avvenuta in tempi recenti: le ricerche linguistiche e archeologiche fanno risalire l’inizio dell’espansione b. al 1° millennio a.C. a partire da un’ampia regione fra Camerun e Nigeria. Nei secoli successivi i gruppi di lingua b. hanno progressivamente popolato l’Africa centrale spingendosi in tempi più recenti nell’Africa australe. L’espansione è generalmente associata alla diffusione dell’agricoltura e della metallurgia del ferro.
La famiglia linguistica b. è molto omogenea, nonostante la poca uniformità culturale, l’enorme estensione del territorio occupato e il grande numero di lingue (oltre 600) che la compongono. Le più importanti sono: sotho, zulu-xosa, herero ndebele, yao, makua, nyanja, swahili, ganda, kikuyu, luba, ngala duala. La caratteristica principale è la complessa struttura morfologica. I sostantivi sono divisi in classi (persone, animali, piante, diminutivi ecc.), distinte mediante prefissi che variano dal singolare al plurale, la declinazione è embrionale e l’unico vero caso è il locativo, formato da un suffisso; il sistema di numerazione è il quinario-decimale; i temi verbali primitivi sono prevalentemente bisillabi e hanno molte possibilità di derivazione mediante suffissi o infissi.