Elemento chimico bivalente, scoperto da L.-N. Vauquelin (1797), detto un tempo glucinio per il sapore dolciastro dei suoi sali; ha il simbolo Be, numero atomico 4, peso atomico 9,02; è un metallo leggero (densità 1,85 g/cm3), grigiastro, con alto punto di fusione (1284 °C).
La metallurgia del b. comprende due fasi: preparazione dai minerali (soprattutto dal berillo) dell’ossido, BeO, e sua riduzione a metallo. L’ossido si prepara sinterizzando il minerale con fluoruri, lisciviando la massa con acqua e precipitando poi dalla soluzione, con soda, l’idrato di b., che si trasforma in ossido per calcinazione o in solfato per trattamento con acido solforico. Si può anche fondere il minerale con carbonato sodico e trattare poi la massa con acido solforico; dopo l’eliminazione degli altri metalli (alluminio, ferro) si precipita dalla soluzione il b. sotto forma, sempre, d’idrato. Per produrre il metallo, l’ossido si trasforma in fluoruro di b., che si riduce poi a metallo per mezzo di magnesio, o si trasforma l’ossido in cloruro, che allo stato fuso si elettrolizza in celle a funzionamento discontinuo.
Il b. è duttile e chimicamente simile all’alluminio: si ossida con difficoltà, reagisce con acidi, alcali ecc. Si usa in leghe molto leggere aggiunto a rame, alluminio, nichel, cobalto, ferro, metalli di cui aumenta durezza, resistenza meccanica e alla corrosione, insensibilità alle variazioni di temperatura, ecc. Per es., importanti sono i bronzi al b., leghe di rame con circa il 2% di b. e piccolissime quantità di nichel o cobalto; interessano l’industria mineraria e quella degli esplosivi perché gli utensili costruiti con tali leghe non producono scintilla.
I più importanti sali di b. sono: il cloruro, BeCl2, che si ottiene riscaldando l’ossido, in presenza di carbone, in corrente di cloro; il solfato, BeSO4, che dà sali doppi coi solfati alcalini; il carbonato, BeCO3; il fluoruro, BeF2, impiegato nei reattori nucleari; il nitrato Be(NO3)2, che, instabile al calore, produce facilmente l’ossido, BeO, usato come refrattario e nelle lampade fluorescenti. Sono anche noti alcuni composti organici del b., come il dimetilberillio, Be(CH3)2, assai studiato per la particolarità della struttura e della natura del legame per cui si è ipotizzata l’esistenza di complessi del tipo Be(CnH2n–1)2•L, la cui stabilità varia in funzione della natura del legando L.