Teoria della fonologia, enunciata da R. Jakobson e da lui successivamente elaborata in collaborazione con C.G.M. Fant e M. Halle, che riconduce i sistemi fonologici di qualunque lingua a un numero limitato (una dozzina) di opposizioni fonologiche binarie. Per es., caratteri come vocalico, consonantico, nasale, compatto, in riferimento a un fonema considerato, possono essergli propri oppure no. Ciascun fonema risulta così definibile in base a opposizioni binarie (+ o −) e l’insieme dei fonemi di una lingua si inquadra in una matrice binaria. Tale teoria ha la sua origine nella formazione hegeliana di Jakobson, con la tendenza a interpretare i fatti linguistici in base a contrapposizioni (come del resto accadeva per le dicotomie di Saussure), ma soprattutto trova supporto nella teoria dell’informazione e nella cibernetica, dove trovano largo impiego codici binari. Nell’elaborazione di N. Chomsky e M. Halle essa è stata incorporata, con rilevanti modifiche, nel componente fonologico della grammatica generativa trasformazionale. Ha avuto inoltre proficue applicazioni in lessicologia.